Perchè leggere questo articolo? La vicenda che vede Angelica Schiatti vittima di stalking da parte di Morgan ripropone alcuni cronici difetti dell’informazione italiana. Che per qualche clic in più, farebbe di tutto…
Morgan, accusato di stalking e diffusione di materiale pornografico, risponde alle critiche con un lungo post su ig, mettendo in evidenza le differenze tra “gli angeli” e “i mostri”. La stampa acchiappa la notizia, la riporta ovunque e Angelica Schiatti diventa una vittima di un famosissimo italiano. E la fidanzata di un altro celebre artista, Calcutta, che prende le sue parti senza pensarci un minuto. Bene, ma descrivendola come “la ex di “ e la “compagna di “ non si va assolutamente da nessuna parte. O meglio si va, come sempre, nella direzione sbagliata.
Morgan, i mostri e gli angeli
“Oggi piacciono i mostri, e se io fossi un mostro vi piacerei”. Queste le parole con le quali il Morgan nazionale, l’uomo del “ma perché in Italia si trovano solo quattro tipo di succhi di frutta”, ha rotto il silenzio sulla vicenda, a base di stalking e minacce, che lo coinvolge. Dopo aver evitato i giornalisti, ha scelto i social per esprimere la sua rabbia, senza mai, ovviamente, nominare direttamente Angelica Schiatti, sua ex frequentazione per l’appunto, o il suo compagno Calcutta, che la sostiene a spada tratta nella denuncia. E meno male, oserei dire.
Morgan ha dichiarato di fidarsi della giustizia e di non aver bisogno di pubblicità, preferendo parlare di musica e arte. Come al solito del resto. Cioè: lui dichiara di voler parlare solo di quello ma chissà com’è come non è, alla fine si esprime anche su altro. Nel suo post, ha sottolineato una netta divisione tra “angeli” e “mostri”, associando ai primi qualità angeliche appunto, come gentilezza e poesia, e ai secondi attributi negativi come odio e vendetta. “La volpe che non arriva all’uva , ma tanto il karma gira”. Questo un breve riassunto. Ha chiuso i commenti al post e non ha affrontato il tema delle prove presentate nel processo.
La vicenda tra Morgan e Schiatti, descritta da Selvaggia Lucarelli su Il Fatto Quotidiano, include minacce, revenge porn e stalking. Il famosissimo monzese ha offerto 15mila euro per risolvere la questione, ma Schiatti cerca una sentenza che le renda giustizia. E sarà appunto la giustizia, i magistrati e la legge a occuparsi della faccenda . Com’è giusto che sia.
I media parlano di Morgan e di Calcutta. Molto meno di Angelica Schiatti
Quello che personalmente trovo di difficilissima digestione è che al momento gran parte dei media parlano di Morgan (che non ha bisogno di presentazioni) e di Calcutta, che ha preso le distanze da Morgan e da chi non ha condannato il presunto stalker, confermando così la versione della sua compagna. Ecco. Questo lo trovo davvero repulsivo: è scandaloso che i giornali descrivano la vittima di stalking in modo anonimo solo perché il presunto colpevole è una celebrità. Nei titoli lei raramente ha il suo cognome o se c’è, la presenza del famosissimo partner sembra una necessità per dare valore a tutto.
Ma come? In che senso? Questo comportamento è sintomatico di un problema più grande nei media: la tendenza a mettere in secondo piano la vittima, soprattutto quando il carnefice è famoso. È come se Angelica fosse una semplice sconosciuta (ed in effetti la cantautrice non è conosciutissima al grande pubblico) che ha frequentato per un po’ il “cattivo ragazzo” della musica italiana e ora, da quattro anni, è fidanzata con un noto cantautore indie. La sua identità, il suo coraggio e la sua sofferenza vengono oscurati dalla celebrità di Morgan e dalla notorietà del suo attuale compagno.
Come minimizzare l’esperienza della vittima per i clic
Per cosa? Per i click ovviamente. Impazzisco. È sotto il naso di chiunque quanto i media tendano a enfatizzare il sostegno del fidanzato famoso, come se fosse lui ad aver avuto il coraggio di denunciare e non lei. E questo non solo distorce la realtà rendendola un po’ più fallocentrica del dovuto, ma toglie voce e dignità alla vera protagonista della vicenda. Angelica Schiatti, non è solo un nome associato a figure più note. E’ una persona, che ha subito abusi e ha avuto il coraggio di denunciarli. In un Paese dove i tempi della burocrazia sono pachidermici tra l’altro.
Mettere in secondo piano la vittima per favorire il sensazionalismo legato alla celebrità del carnefice è una pratica che danneggia profondamente il discorso pubblico. Minimizza l’esperienza della vittima, trattandola come una notina a margine nella storia di qualcuno di più ribattibile. E questo approccio fangoso rischia di disincentivare altre vittime a farsi avanti, temendo che la loro voce sarà sommersa dall’eco della notorietà del loro aggressore. Perché dubito che di “Angelica” ce ne sia solo una.
Sperare in un cambio di rotta da parte dei media è utopia pura, la mia riflessione poco più di uno starnuto, ma l’ingiustizia qui è piuttosto urlante. Angelica merita di essere al centro della narrazione non perché è legata a due figure famose, ma perché è una donna che ha scelto di non rimanere in silenzio davanti ad un sopruso, ad una violenza che le ha condizionato (almeno stando alla versione di lei) la vita in modi che non si sarebbe augurata. Se la giustizia dello Stato sembra tardare ad arrivare, io spero onestamente che almeno da parte di chi dovrebbe raccontare questa storia con più decenza, un minimo di autoanalisi arrivi. Ma si sa, qua siamo tutti schiavi di pollicioni e facili polemiche. E quelli arrivano coi nomi altisonanti a quanto pare. Non con il coraggio di chi ha messo da parte la paura di pestare le scarpe a quello che magari, oltre la vita, può rovinarti la carriera.