Il Sinodo sulla sinodalità si è chiuso senza risposte concrete sui ruoli di genere nella Chiesa, nonostante le speranze e le richieste portate avanti da donne cattoliche di tutto il mondo. Di fronte a questo silenzio, Women’s Ordination Conference – che si batte per l’ordinazione sacerdotale femminile – ha deciso di passare all’azione organizzando per la Quaresima 2025 il Catholic Women Strike, uno sciopero globale contro il sessismo nella Chiesa.
Lo sciopero, anticipato da mesi di mobilitazione, ha l’obiettivo di scuotere le fondamenta di un sistema patriarcale che ancora oggi esclude le donne dalle posizioni di leadership e dal ministero ordinato. Lo slogan è infatti: “È tempo di rendere nota la nostra presenza con la nostra assenza”. L’invito è quello di sottrarre tempo, lavoro e risorse finanziarie alla Chiesa durante la Quaresima, dimostrando che senza il contributo delle donne, le parrocchie e le comunità non possono andare avanti.
Le origini del movimento
Le femministe cattoliche hanno manifestato a lungo in Vaticano durante le sessioni sinodali del 2023 e del 2024, portando avanti richieste di uguaglianza di genere che continuano a essere rimandate con la promessa di “tempi più adatti”. Questo approccio è stato definito dalle organizzatrici uno “strumento di stallo patriarcale” progettato per mantenere lo status quo.
Da qui, l’esigenza di un gesto forte: “Sappiamo bene che il continuo “studio” sulla questione femminile è una tattica di stallo patriarcale, sviluppata dagli uomini ordinati per mantenere lo status quo. Gli uomini ordinati decidono i parametri e il ritmo della sinodalità, e quando i tempi sono “maturi” per i ministeri delle donne. E lo fanno a un costo incalcolabile. La Chiesa ha perso generazioni di donne che hanno sopportato il dolore e l’umiliazione di dover dimostrare la validità della loro vocazione. […] Non aspetteremo più che gli uomini ordinati decidano che è il momento giusto”, recita il manifesto del Catholic Women Strike.
Il Catholic Women Strike si ispira a due importanti precedenti storici di scioperi femminili. Innanzitutto il Women’s Day Off avvenuto in Islanda. Il 24 ottobre 1975 le donne islandesi si astennero dal lavoro retribuito, dalle faccende domestiche e dalla cura della famiglia per protestare contro le disuguaglianze di genere. Fu una dimostrazione che paralizzò il Paese, mostrando quanto fosse fondamentale il lavoro delle donne per la società. Questo sciopero ebbe un impatto duraturo, contribuendo a posizionare l’Islanda tra i paesi più avanzati in termini di parità di genere.
L’altro movimento ispiratore è il Women of Colour Global Women’s Strike. Questa mobilitazione internazionale ha messo in evidenza il contributo invisibile delle donne, in particolare delle donne razzializzate, al lavoro non retribuito e sottopagato. Ha sottolineato come la lotta per i diritti delle donne debba includere una prospettiva intersezionale, affrontando il sessismo insieme al razzismo e alle altre forme di oppressione.
Cosa vuol dire scioperare?
Le donne cattoliche sono invitate ad astenersi dalle loro abituali attività nelle parrocchie, per mostrare quanto siano essenziali al funzionamento delle comunità. Il sito ufficiale dello sciopero fornisce esempi concreti:
- se si frequenta una parrocchia, si può scegliere di non partecipare alle celebrazioni durante la Quaresima e di unirsi a comunità guidate da donne;
- se si svolgono attività di volontariato, come l’insegnamento del catechismo o il servizio come lettrici, si è invitate a sospendere il proprio impegno;
- per chi lavora nella Chiesa, sono previste forme di supporto morale e, quando possibile, finanziario.
Lo sciopero vuole essere un gesto d’impatto, un atto di giustizia per una Chiesa che discrimina sistematicamente metà del proprio corpo ecclesiale. “E se le donne dicessero no?” si legge nel manifesto: la risposta evidenzia che senza il loro lavoro, le parrocchie sarebbero costrette a fermarsi.
I numeri del divario di genere nella Chiesa
Le cifre mettono in luce una disparità evidente. Le donne rappresentano il 92,4% delle persone religiose e il 76% di chi insegna catechismo, ma le direttrici di un Ufficio Catechistico Diocesano sono solo il 6,2%.
Nonostante la presenza femminile sia maggioritaria tra i credenti cattolici (73,7%), le donne rimangono escluse dalle posizioni apicali e dal ministero ordinato. Questo lavoro, non retribuito e non riconosciuto, è essenziale per la sopravvivenza delle parrocchie, che si reggono in piedi sulle spalle e sul carico mentale delle donne.
Il significato dello sciopero
Lo sciopero non è solo una protesta contro le ingiustizie di genere, ma un richiamo alla promozione della giustizia che la Chiesa sta mancando. “Le donne sono il sangue vitale della Chiesa” dichiarano le organizzatrici, ricordando come siano spesso loro a guidare la maggior parte delle attività pastorali e a supplire alla carenza di clero in molte comunità. Eppure, questo lavoro indispensabile non viene riconosciuto né valorizzato.
“Guidiamo e coordiniamo la stragrande maggioranza dei ministeri parrocchiali in tutto il mondo e, nei luoghi in cui il clero scarseggia, serviamo come diaconesse e preti in tutto tranne che nel nome. Le donne sono state protagoniste del cammino sinodale. Le donne sono state le prime a predicare la Buona Novella! E potremmo continuare ancora”.
La Quaresima, tradizionalmente un periodo di riflessione e conversione, diventa quindi il momento simbolico per chiedere un cambiamento radicale. L’obiettivo del Catholic Women Strike è dimostrare che le donne non sono solo una componente essenziale della Chiesa, ma una forza insostituibile per il suo futuro.