“Si capisce che questa è una sedia?”
“No”
“Ecco, questo è design!”
La fulminante sintesi del Massimiliano Fuffas di Maurizio Crozza resta formidabile nel raccontare il pensoso concettualismo di un certo tipo di architettura che pare perennemente in ostinato e sdegnato conflitto con la realtà. Ma la realtà alla fine bussa sempre alla porta. Lo sa bene Massimiliano Fuksas, che della maschera comica di Crozza è il principale ispiratore. L’archistar è tornato (suo malgrado) al centro delle cronache perchè la Corte di Cassazione ha stabilito in via definitiva che è fondata la richiesta di risarcimento del Comune di Anagni da ben 415mila euro. Soldi che l’architetto classe 1944 deve ora al Municipio del Frusinate per il pasticcio della scuola media che realizzò agli inizi degli anni Ottanta. L’edificio fu infatti realizzato su un terreno inadatto ed il Comune dovette sborsare ingenti risorse per consolidare le fondamenta. Fuksas deve pagare in quanto fu anche progettista e direttore dei lavori. E se anche gli accertamenti inadeguati sul terreno furono realizzati da altri professionisti, la responsabilità ultima resta in carico al capo progetto. Forse in questo caso l’architetto deve ringraziare l’abnorme lentezza del sistema giudiziario italiano: fosse stato condannato a pagare una simile cifra quando era appena agli inizi della sua carriera, chissà se la sua ascesa nell’Olimpo degli architetti avrebbe seguito la medesima traiettoria?
Va detto che quello di Anagni non sarebbe poi stato l’unico inciampo sul cammino di Fuksas. Che si è tuttavia sempre rialzato, andando a diffondere altrove il suo verbo del “caos sublime” in architettura.
Fuksas e la Nuvola di Roma: un “caos sublime”
E “caos” è indubbiamente una parola appropriata per definire la vicenda della “Nuvola” del centro congressi Eur di Roma. L’intero progetto, inaugurato nell’ottobre del 2016, aveva un costo iniziale in base d’asta di 277 milioni di euro. Ma in commissione Bilancio alla Camera emerse che le spese erano esplose sino a raggiungere i 467 milioni di euro. Direttore dei lavori e direttore artistico? La stessa persona: Massimiliano Fuksas. Che l’anno dopo si trovò condannato dalla Corte dei Conti a risarcire 1,7 milioni di euro. Proprio perchè “l’architetto ha più volte rimandato al direttore artistico, dunque a se stesso, in maniera assolutamente ingiustificata alcune scelte formali come il tipo di rivestimento esterno per la Nuvola, il colore delle pavimentazioni, la tipologia di lavabi e portoni”, spiegarono i giudici nella sentenza, contestando la decisione di Fuksas di sdoppiare l’incarico.
“Il signor Fuksas, che parla tanto con questi toni popolari e democratici, all’epoca prese per il progetto 19,9 milioni di euro, che poi sarebbero diventati 24 o addirittura 25”, chiosò Andrea Scanzi in un acceso confronto con l’archistar a Otto e mezzo. Epilogo surreale: pochi mesi dopo si scoprì che l’intero complesso era stato costruito invadendo di due metri la carreggiata a causa di un marciapiede discrepante rispetto al progetto originale. La società Condotte, che realizzò materialmente l’opera, spiegò che la Nuvola era stata costruita “in conformità al progetto di contratto e alle varianti che di volta in volta venivano richieste, rispettando tutte le indicazioni che esso conteneva e le disposizioni impartite”. Fuksas rispose a Repubblica: “Fino al 2008 sono stato responsabile del progetto esecutivo, ma poi tutto è passato alla società costruttrice. Credo il problema sia nato nel momento in cui è stato tracciato il perimetro a terra. Ma non me ne sarei potuto accorgere: è il direttore dei lavori che fa tutti i controlli”.
Il Grattacielo della Regione Piemonte disconosciuto da Fuksas
Ancora più repentina è stata la presa di distanze di Fuksas dal progetto del Grattacielo della Regione Piemonte, il cui affidamento diretto allo studio dell’archistar e dei suoi associati (redazione della variante urbanistica e progetto esecutivo) fu contestato nel novembre 2015 dalla Corte dei conti piemontese perchè avrebbe provocato danni erariali, sia al patrimonio, sia alla concorrenza. Ad essere condannati tre anni dopo furono solo dirigenti e funzionari. E Fuksas commentò con acrimonia: “Non sono invitato all’inaugurazione, nessuno mi ha detto nulla. Scopro oggi che è (il Grattacielo) finito e faccio i miei complimenti. Ma io non lo inauguro e non lavorerò mai più nel pubblico a Torino”.
Il PalaFuksas che ha affossato il mercato comunale di Torino
Ma nel capoluogo piemontese l’archistar ha lasciato altre tracce: porta anzi addirittura il nome di PalaFuksas l’edificio disegnato a fine anni Novanta che ospita uno dei mercati comunali di Torino. Nome ufficiale: Centro Palatino. Inaugurazione dopo 13 anni di lavori e ripetute modifiche di destinazione d’uso. Il risultato? Un “enorme scatolone color verde bottiglia”, come è stato definito. Un progetto mal concepito, nato per ospitare negozi e bancarelle di abiti a basso costo ma che non è riuscito a trattenere i vecchi negozianti che non potevano permettersi i nuovi affitti. E neanche ad attirare boutique di lusso dato il contesto proletario del mercato comunale. Dopo anni di chiusura, nel 2019 è avvenuta la riapertura nella nuova veste di “polo del gusto”. Un flop, insomma. Che sarebbe ingeneroso forse attribuire al solo Fuksas. Certo non ha aiutato concepire un edificio con vetri opachi che rendevano impossibile la vista delle vetrine dei negozi dall’esterno. Ad ogni modo, anche in questo caso l’archistar aveva preventivamente rinnegato il progetto, non presentandosi all’inaugurazione e chiedendo che l’edificio non fosse chiamato “PalaFuksas”.
Fuksas, Natale al gelo nella chiesa di Foligno e il flop delle terme di Montecatini
Lasciamo il Piemonte e spostiamoci in Umbria. A Foligno si ricordano ancora molto bene la Messa di Natale del 2015, celebrata nel complesso parrocchiale di San Paolo progettato da Fuksas e inaugurato nel 2009. “Andate in pace”, recitò il parroco al termine della funzioni. Ma i fedeli se ne erano già andati: troppo freddo nell’edificio, a causa di un (troppo?) sofisticato impianto di riscaldamento a pavimento che evidentemente non faceva affatto il suo dovere. La parrocchia decise che per tutto l’inverno le messe sarebbero state celebrate nella stanza parrocchiale. Fuksas e Ai Engineering, responsabile della progettazione degli impianti termici, risposero all’affronto sparando ad alzo zero contro il parroco, don Antonio Ronchetti: “È evidente che il problema è la volontà del parroco di non spendere soldi per il riscaldamento, probabilmente motivata dallo scarso utilizzo della chiesa”.
Terminiamo il nostro tour sulle orme di Fuksas a Montecatini: qui nel 2017 è stata presa la dolorosa decisione di rinunciare all’ambizioso masterplan di ristrutturazione e rilancio delle Terme firmato dall’archistar e presentato in pompa magna nel 2007. Nel 2011 i cantieri si arenarono. Ma i costi – originarimente preventivati attorno ai 15 milioni – avevano nel frattempo già raggiunto i 30 milioni.
Dalla rivoluzione alla Maserati: tutte le liti di Fuksas. E quella rissa con Bertolaso…
Un passato da comunista “affascinato dall’idea della rivoluzione”, come da lui riconosciuto in una intervista a La Verità, Fuksas fa parlare di sè anche per le sue nette prese di posizione e per opinioni che lo catapultano nel dibattito pubblico e politico. E, inevitabilmente, sotto i riflettori dei detrattori che vanno a nozze con le sue contraddizioni. La Maserati “comprata da Montezemolo”, i quattro immobili a Roma, una casa sul lago di Bracciano, una nella campagna senese a Castelnuovo Berardenga, una villa a Pantelleria, un’altra a Lipari con vigneto, un pied-à-terre a Parigi, nella piazza più chic, Place des Vosges, è il catasto che aveva perfidamente redatto un articolo de Il Giornale nel 2015 per l'”archistar rosso”.
Lungo l’elenco dei suoi nemici, o di persone con cui ha litigato o alle quali ha riservato una cattiva parola. Il già citato Scanzi, ma anche Matteo Salvini. Il collega Daniel Libeskind (“Citylife a Milano è la peggiore speculazione immobiliare italiana da Craxi in poi”). L’ex amico Citto Maselli, regista reo di aver presentato un film a Venezia, “Le ombre rosse”, che vede tra i personaggi un tale architetto di nome Varga con qualche affinità con Fuksas. Virginia Raggi, della quale disse che in caso di ballottaggio tra lei e Guido Bertolaso, avrebbe preso seriamente in considerazione l’idea di votare Guido Bertolaso. Per intendersi, quello stesso Bertolaso con il quale Fuksas ingaggiò un epico scontro in un ristorante romano nel marzo del 2010, che richiese l’intervento della Polizia. Non è noto cosa scatenò l’ira dell’archistar. Ma le cronache riferiscono di una formaggiera lanciata all’indirizzo di un cliente del ristorante intervenuto in difesa di Bertolaso. Chissà se era almeno di design…