Dai propri canali social l’ex velina Maddalena Corvaglia straparla di Imane Khelif con molta approssimazione e alimentando la confusione. Un obiettivo è comunque raggiunto: farsi notare…
Imane Khelif rimane il tema preferito delle polemiche sterili legate a quest’Olimpiade. Dopo che la politica ha brutalmente strumentalizzato la sua persona definendola una donna trans, nonostante sia confermato il contrario, si unisce al coro anche la (non autorevole) voce di Maddalena Corvaglia. Creando scompiglio. E comunicando informazioni spiacevolmente sbagliate.
La ex velina “on fire” su Imane Khelif
Maddalena Corvaglia non si dà (e non ci dà) pace. L’ex velina, ex amica della Canalis ed ex concorrente di Pechino Express (programma dove onestamente è risultata fotonica), è on fire. Sarebbe fantastico se la bionda galatina fosse impegnata con competenza e passione su temi di rilievo. Ma la realtà è che da due giorni infiamma la sua community di oltre un milione di follower su Instagram con opinioni discutibili su temi complessi. Che, al suo posto, avremmo lasciato agli esperti. Il tema è la vicenda di Imane Khelif, con deliri e informazioni errate da parte della Corvaglia su “patate bollenti” come intersessualità, transgender e autodeterminazione di genere.
In un video, la Corvaglia critica l’autodeterminazione con esempi assurdi come: “Ma se una bambina si identificasse con un labrador dovremmo portarla al parchetto invece che a scuola?“. “Non c’è un limite! Fermiamo questa follia,” conclude l’ex velina, scegliendo un brano di Adele come sottofondo, un’artista notoriamente a favore del movimento LGBTQ+. La consapevolezza della Corvaglia su questi temi appare fragile e preferirei non commentare quanto sia fuori luogo paragonare le scelte di un minorenne adatta giusto alle gite della quinta elementare a quelle di un adulto che dopo un lungo e spesso faticoso percorso, si “ridefinisce” nel genere che lo fa sentire più a suo agio con se stesso medesimo. In ogni caso a criticarla ferocemente ci ha pensato il web, insorgendo. Ma l’ex amica dell’Elisabetta nazionale non molla.
In un altro video, la Corvaglia descrive “il” pugile Imane Khelif come vittima del sistema politico. Usando pronomi sbagliati e confondendo i fatti. Nonostante Khelif sia nata biologicamente donna. Questa comunicazione risulta zoppicante, omofoba e pericolosa. Un personaggio con tale risonanza dovrebbe pesare le parole e scegliere con cura temi e toni, ma qui ci troviamo di fronte a un’accozzaglia di luoghi comuni disinformati.
Maddalena Corvaglia e le Olimpiadi trasformate in un “circo orrendo”
La Corvaglia afferma che “genere e orientamento sessuale non dovrebbero dividerci”. Ricorda una generazione per cui il rispetto, a suo dire, era naturale verso tutti, senza preoccuparsi dell’orientamento sessuale di artisti come Boy George o Freddie Mercury. Secondo lei, un evento sportivo sano è stato trasformato in un circo orrendo, distogliendo l’attenzione dalle prestazioni sportive dell’atleta. Spettacolarizzare la vita di Khelif, che meritava di essere ricordata per le sue prestazioni alle Olimpiadi e non per il suo genere o orientamento sessuale, è da sciacalli.
Maddalena e la disciplina (non olimpica) del trend sui social
Tuttavia, nella vicenda che ha travolto la pugile, non si è mai parlato del suo orientamento sessuale. Bensì del suo genere, ovvero femminile. Ormai, è noto a tutti, anche ai sassi, alle pigne e agli scogli della Liguria, che in Algeria un percorso di transizione è considerato illegale. Sarebbe quindi surreale immaginare che la pugile, ad un passo dall’oro, ritenuta idonea dal Comitato Olimpico, vittima di uno scellerato bullismo, sia stata scelta per rappresentare il suo Paese se non fosse una donna biologica. Ma questo non sembra importare molto ai vip nostrani. Specie quelli che hanno bisogno di parlare di altri per far ritornare i riflettori su di sé, che seguono con ostinazione appunto olimpica più che le medaglie e le coccarde, “l’oro dei trend” sui social. Riuscendoci benissimo. Perché si sa. “L’importante è che se ne parli.” Ma onestamente aggiornerei la frase con un: che se ne parli, non straparli.