Perché leggere questo articolo? “Senza di loro non ce la farei”. Giorgia Meloni ha raccontato nel podcast di Diletta Leotta della solidarietà delle chat delle mamme a scuola. Presidente, ne è proprio sicura sicura?
“Io, nel dubbio, ogni anno mando il cv alla scuola per gli orfani“. Leggendo le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sulle chat delle mamme, rese a “Mamma Dilettante”, il podcast di Diletta Leotta, in occasione della Festa della Mamma, mi sono fatto qualche domanda sulla mia vita. Poi mi è tornata in mente questa massima che un mio vecchio collega insegnante a scuola tirava fuori, dopo ogni Consiglio di Classe. Sicuramente si sbagliava: le scuole per orfani non esisteranno più dai tempi di don Bosco. Poi è un fatto abbastanza noto che “chi non sa insegna, chi non sa fare insegna educazione fisica”. Figurarsi chi insegna musica alle medie… Su un punto però questo decano del fancazzismo aveva ragione: la scuola ha un problema. Non il precariato, non le strutture carenti, non la burocrazia. I genitori invasivi (o invasati). Meloni, pensaci bene: le chat delle mamme sono l’inferno sulla Terra.
Meloni e la chat delle mamma da Libro Cuore
Nei 40 e rotti minuti di conversazione con Diletta Leotta – li trovate qua, insieme alla consapevolezza che chi segue la politica guarda lo scazzo tra Mentana e Gruber, chi la capisce guarda Meloni da Diletta Leotta – la premier si è raccontata a cuore aperto, nelle vesti di madre. L’intervista ha offerto uno spaccato inedito sul rapporto tra la Premier e la figlia Ginevra, di quasi otto anni. Una sorta di Libro Cuore ai tempi della denatalità.
“Ho trovato tanta solidarietà tra le mamme della scuola di Ginevra. Quando esce da scuola non ci sono mai, e molte mamme mi aiutano”. La premier, a causa dei suoi impegni istituzionali, non riesce ad essere presente come vorrebbe nella vita scolastica della figlia e ha espresso la sua gratitudine per la rete di supporto che si è creata attorno a lei. “Sono nella chat di classe ma non riesco a frequentarla quasi mai. Quando posso commento, dico la mia, voto, partecipo”, ha ammesso Meloni. Dio gliene scampi e liberi, Presidente.
Giorgia, fai ancora in tempo: salvati!
Le chat delle mamme non sono un semplice gruppo WhatsApp. Sono un'”agorà” virtuale, che spesso travalica nell’iperreale. Sono la quintessenza della distopia digitale. Il mostro finale che incontri dopo essere passato indenne dalla riunione di condominio. Ogni cosa, ogni minima inezia, diventa un caso di Stato. C’è chi lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione e chi per passione. Rispetto a Bocca di Rosa, però, il piacere è un altro, ancor più perverso: quello di dare fastidio.
Un anno, il più tremendo dei cinque di carriera che ho sin qui collezionato nel mondo della scuola, ho fatto il Coordinatore di Classe. Nove mesi di ufficio lamentele. Retribuite dallo Stato con 262,5 euro annui lordi. Al netto diventano 15 euro al mese. Un qualsiasi professionista della salute mentale, anche appena diplomato alle scuole serali, non chiede meno del doppio. Dopo ogni colloquio coi genitori, vi garantisco, si sente il bisogno di una persona che sia pagata per farvi sdraiare e far finta di prendere appunti con gli occhiali appoggiati sul naso mentre voi sproloquiate del rapporto con vostra madre. Giorgia, pensaci davvero, tu puoi ancora salvarti dalla chat delle mamme. Io non ho avuto la stessa fortuna.
Il colloquio modello
Non bastano le mail a qualsiasi ora del giorno e della notte. “Ragazzi, quando tornate a casa dai vostri genitori, fategli vedere come si programmano le mail. E dite loro che questa è la carezza del professore. Prima che diventi un sonoro vaffa…”. Come se non bastassero i commenti inappropriati o, peggio, completamente inutili a qualsivoglia avviso pubblicato sul Registro elettronico. “Signora, grazie per l’interesse. Ma non serve che mi scrive in chat “Presa visione”. Basta leggerlo e accompagnare Giulio a scuola alle 9, anziché alle 8″. “Martina ha fatto una bellissima ricerca di storia, signora. Mandi a lei la gif con gli applausi, io ho solo fatto il mio lavoro”. Social media manager di Inps per la famiglia, dovunque tu sia, ti sono vicino fratello!
Ma ecco, se tutte queste disgrazie non fossero sufficienti, più puntuali di un detenuto modello, ogni mese arrivano i Consigli di Classe. Quel momento rivelatorio ma non catartico di epifania dei contenuti delle chat delle mamme. Gite di classe, scazzi tra adolescenti, carico di compiti o libri di testo adottati. Non importa il motivo o quanto l’insegnante provi a rimpicciolirsi. Ci sarà sempre un rappresentante dei genitori pronto ad aprire quella porta. “Sa, professore, non dovrei dirglielo…”. “No, ma infatti, signora…non stia a darsi pena…”. “Guardi, nel gruppo dei genitori abbiamo discusso molto…”. “Ah, bene. Me lo riassuma in 140 caratteri”. “Guardi pure”. “Signora, ci sono 372 messaggi Non Letti”. “Oh, mi perdoni. E una mezzoretta che non guardo”.
Mamme e chat battono politici in parlamento
Giorgia, dai retta a un cretino: stai lontana dalla chat delle mamme. Nessuna dibattito politico potrà mai tener testa alla discussione di un branco di genitori che discutono su dove fare la pizzata di fine anno. Nessuna elezione è più dura dei sondaggi WhatsApp sull’elezione dei rappresentanti di classe. Un rappresentante di classe un anno inviò un messaggio vocale di riassunto del Consiglio di Classe più lungo del Consiglio di Classe stesso. E più lungo della puntata del podcast di Diletta Leotta. Giorgia, fuggi da questo inferno in Terra!