Milano, la bolla immobiliare non accenna a scoppiare. In altre parole: gli affitti richiesti in città per un qualunque loculo abitabile sulla fiducia sono inaccessibili. Non solo ai “poveri”, ma pure ai ricchissimi. Anche se questi ultimi non si lamentano perché possiedono case di proprietà che possono appunto affittare come suite imperiali senza alcuna ragione plausibile. A lamentarsi, invece, sono stati i giovani. Nello specifico, gli studenti del Politecnico di Milano si sono radunati di fronte all’Università per picchettare e protestare contro l’obolo mensile che manco un trafficante d’organi potrebbe permettersi. Il mercato è nero. Gli aspiranti inquilini ancora di più. Intanto, il Comune se ne frega e piazza aree verdi qua e là. Quale soluzione, dunque? Prendiamo esempio dai ragazzi, come Ilaria Lamera che ha manifestato trasferendosi in tenda davanti al suo Ateneo per opporsi all’affitto da 600 euro (spese escluse) che le tocca pagare per una stanza. Lasciamoci ispirare e pensiamo “out of the box”, allora: trasformiamo Milano in un camping.
Milano: Ilaria e la protesta in tenda contro gli affitti horror
Milano è una città che, per prima cosa, ti dice che sei povero. Povero da far schifo. Per trenta metri quadri (di cui calpestabile qualcuno) arriva a chiederti 1200 euro, lo stipendio base di qualunque dipendente. E se hai partita iva? Se hai partita iva non esisti, devi portare le garanzia di mamma e papà. Per gli studenti, magari fuori sede, stessa storia. Ilaria Lamera, giovane universitaria del Politecnico, non ci sta e si è resa protagonista di una protesta estrema accampandosi in tenda davanti all’Ateneo per giorni, chiedendo di essere ascoltata. La Rettrice del Politecnico sostiene di approvare tale battaglia, mentre la ragazza racconta di aver ricevuto una telefonata da parte di Elly Schlein. Parole, parole, parole. Quando, invece, sarebbe più furbo trasformare una crisi, questa lancinante crisi, in opportunità. Perché non trasformare Milano in un camping? Sotto l’Arco della Pace, in Parco Sempione, su Piazza Gae Aulenti e in faccia i Bagni Misteriosi di Porta Romana. facciamo come Ilaria, armiamoci di tende e viviamoci dentro.
Milano, umile proposta: trasformiamo il “place to be” in un camping
Ci stanno prendendo per il culo, è chiaro. E a nessuno interessa. Milano è sempre stata il “place to be” (poveri), ma la situazione è sfuggita di mano da anni diventando sempre più gravosa per le tasche di chi vuole o deve viverci. Niente paura, però: il sindaco Beppe Sala produce il proprio podcast ogni mattina per dare il buongiorno ai cittadini. Cittadini che oramai hanno già fatto fagotto per trasferirsi a Vittuone o stanno progettarlo di farlo appena possibile. Il podcast del Beppe comunale, dunque, verrà ascoltato a breve da turisti settimanali, russi, tedeschi o cinesi. Formando così una meravigliosa torre di Babele virtuale e forse anche il podcast più inutile della storia digital. Non era facile raggiungere tale primato. Eppure, siamo quasi lì. Milano sta prendendo i propri abitanti (affittuari) a calci sulle gengive per scacciarli via, in nome di un supposto progresso che pregusta l’avvento di ricconi da ogni parte del globo in occasione delle varie week. Se le mura non sono più abitabili, non resta che l’occupazione del suolo pubblico. Le tende, alla fine, non saranno poi tanto più piccole dei loculi proposti dalle agenzie immobiliari, anzi, non ci saranno nemmeno agenzie immobiliari di mezzo a imporre percentuali vampiresche. La tenda è mia e me la gestisco io. Fornelletto da cucina, bidet portatile e sacco a pelo. Sostanzialmente, l’armamentario base di cui già si deve disporre per andare a vivere in un’urna da 30 mq. Però senza i 1200 euro mensili da sborsare. Poi la tenda è green, è sostenibile. La Milano che vorrei è un’immensa comunità hippie che vive in tenda e sugli affitti di oggi ci scatarra su. Non siamo nati per subire, siamo nati per resistere. Anche campeggiando.