Perché leggere questo articolo? Che ne sarà di Chiara Ferragni, adesso che è iscritta al registro degli indagati? Moreno Pisto, direttore di MOW: “I brand devono capire che gli influencer rappresentano un modello di vita antiquato”.
“La giustizia farà il suo corso ma è chiaro che la Ferragni, a livello di reputazione, è finita”. L’inchiesta sul cosiddetto Pandoro-gate ha avuto, per Moreno Pisto, direttore di MOW, un primo effetto. Non a livello giudiziario ma sul piano del rapporto di fiducia tra Chiara Ferragni e i suoi influencer, tra lei e i brand che cominciano sempre meno a sostenerla. Intervistato da True-News.it, il giornalista guarda alla decisione della procura di Milano come a una manovra che potrà scatenare un effetto valanga. Su un settore, quello degli influencer, che comincia a traballare. “I brand devono capire che gli influencer sono un modello di vita e di società che è antiquato, finito”.
Direttore, cosa accadrà a Chiara Ferragni, adesso che è indagata?
E’ chiaro che l’effetto valanga è possibile. Abbiamo chiesto a un avvocato, quello di Vanna Marchi, che è stata accusata per quel reato e poi incolpata, quali possano essere le conseguenze. Se la truffa aggravata riguarda un caso, riesci a scamparla. Ma, se ce ne sono altri, diventa più grave. Dobbiamo, però, ribadire la presunzione d’innocenza. E lo faccio anche io che sono critico con la Ferragni da tempo, per il modello di vita che proponeva. La magistratura ha i suoi tempi e modi, nel frattempo ci sono altre questioni messe sul tavolo. Dico una cosa: la Ferragni, al di là della questione magistratura, è finita. Da un punto di vista reputazionale, per come l’abbiamo conosciuta, è finita. Come farà un consumatore a fidarsi dopo questa campagna? Come potrà essere credibile? Dovrà cambiare totalmente la sua comunicazione.
Forse è già cambiata?
Sì, lei, dopo lo scoppio del caso, parla dei figli, mette le foto della cioccolata calda. E fa le note alla stampa. Ma lei non era la capostipite di quella che bypassava i media e raggiungeva direttamente i suoi follower? Note abbastanza confuse in cui mancano alcune circostanze. Da un lato, quindi, c’è la vicenda legale, aspetti tecnici che bisogna conoscere, dall’altro è evidente la fine della sua reputazione.
Questa vicenda mina il rapporto di fiducia tra follower e Ferragni ma, probabilmente, anche tra l’universo degli influencer e gli utenti dei social? C’è bisogno, secondo lei, di una legge che regolamenti il settore per evitare presunte truffe o altre storture come è accaduto in Francia?
Sicuramente sì, ma la legge italiana su queste cose c’è già. Ci possiamo strutturare ma basterebbe rispettare quella già esistente. E poi gli attori in gioco si ripigliassero. I brand devono capire che gli influencer sono un modello di vita e di società che è antiquato, finito. Vogliono capire che la maggior parte di loro ha dei profili totalmente fake o rubati? Vogliono capire che ci sono altri valori oltre alla dimostrazione di una vita perfetta che tale non è? La Ferragni vendeva invidia da far provare alle altre persone. Forse qualcuno se ne è accorto.
La vicenda ha assunto risvolti politici. Meloni ha attaccato Chiara Ferragni anche perché spesso lei, e ancora di più Fedez, hanno cavalcato battaglie progressiste. Come vede l’effetto sulla politica del Pandoro-gate?
E’ un argomento pericoloso, scivoloso. La Meloni attacca la Ferragni perché ha capito che c’è un vento nel Paese che non si trova in quel modello lì, anzi inizia a odiarlo. C’è un’Italia che arranca, fa fatica. Ma la Meloni è al governo. E il sentimento di queste persone può farlo cambiare solo lei. Ha ragione anche chi attacca il premier dicendole di parlare di cose serie. Lei è stata bravissima a togliere l’argomento alla sinistra che di solito dovrebbe attaccare i ricchi. Il boomerang, però, può tornare indietro. Cosa mi dice su argomenti più pesanti come l’Ilva? La sinistra, invece, pensa ad Acca Larentia. Parlate di cose concrete, di temi seri: fate opposizione sul terreno.