Carini vs Khelif. Olimpiadi di Parigi 2024. E ci siamo tutti riscoperti tirassegnisti. La manifestazione sportiva sta calamitando l’attenzione nazionale forse anche più dei recenti Europei di Calcio. Tutti stiamo attaccati agli schermi per contribuire a dare i nostri due centesimi social su discipline mai contemplate prima. Dal nuoto sincronizzato alla scherma, non c’è materia che chiunque non si senta in grado di padroneggiare con tecnicismi sparsi. Come va a finire? Lo sport in sé passa in secondo, se non ultimissimo, piano, surclassato dall’ineccepibile design degli atleti in vasca. E, naturalmente, non mancano le polemiche.
In particolare, sta facendo discutere il match di boxe tra l’italiana Angela Carini e la rivale algerina Imane Khelif. L’incontro è stato preceduto da titoli e campagne mediatiche folli, volte a dare della trans all’avversaria della nostra atleta. “Follia! Un uomo picchierà una donna alle Olimpiadi, maledetta ideologia woke!”, questa l’apocalittica linea editoriale di molti, troppi articoli e post online. Alla fine, Carini si è ritirata dopo 45 secondi dall’inizio dello scontro. Khelif, nell’immaginario di tantissime persone resterà “il trans”, “l’uomo” figlio di questi sciagurati tempi moderni, dell’ideologia woke, che ha finito per menare una femmina in mondovisione. Peccato solo che l’algerina non sia una persona trans, è nata biologicamente donna. Ma la gara non si è potuta svolgere e il ritiro di Carini verrà strumentalizzato ancor di più, per via del solito chiacchiericcio a vanvera della destra nazionale. Bella roba.
Saranno le Olimpiadi del ‘trans’ e delle pantegane nella Senna
Queste del 2024 passeranno alla storia come le Olimpiadi del ‘trans’ pugile e delle pantegane nella Senna. Con la differenza che nessuno al mondo odia così tanto le pantegane. Nella speranza che Imane Khelif possa presto mettersi in contatto con un degno pool di avvocati per aprire in due la ‘stampa’ italiana, veniamo ai fatti così come sono e non come a molti è piaciuto terrificarli.
L’atleta algerina è biologicamente donna, quindi gareggia nella propria categoria. Vive, però, una condizione medica molto rara che si chiama ‘intersessualità‘. Significa che la nostra presenta caratteri sessuali primari e/o secondari non definibili come esclusivamente maschili o femminili. Ciò si traduce, nel suo caso, anche in un maggior quantitativo di testosterone. Che la rende più forte? Forse sì, forse no. È da capire. Di certo, però, l’ideologia woke, la stessa che renderebbe i bambini gay al sol pensiero, qui non c’entra una cippa fritta. Queste Olimpiadi non hanno lasciato che un uomo, per quanto in transizione, prendesse a cazzotti una femmina. Ma così è come molte, troppe persone si ricorderanno che sia andata.
Per via dei soliti titoli ‘choc’, ossia acchiappaviews, di diverse testate. Diverse testate che hanno potuto godere di un dato fattuale: la gente non legge, la gente guarda. Così, sia per Instagram che per i siti d’informazione, vale la regola del colpo d’occhio. A occhio Imane Khelif può apparire parecchio mascolina, a seconda delle foto e ovviamente sono state scelte quelle più adatte a farlo pensare. Quindi, è trans. Che ciò non sia vero, non importa. Un trafiletto appoggiato sul fondo, dove nessuno arriverà mai a scorrere, lo spiegherà e pazienza. Pazienza un cazzo, invece.
Carini si è ritirata dal match contro Khelif perché hanno vinto le fake news
Da giorni non si parla d’altro: un trans prenderà a cazzotti una pugile italiana, Angela Carini. Non dubitiamo che anche l’atleta nostrana abbia letto queste fake news nelle ultime ore. E così, il giorno dell’incontro, 1° agosto 2024, si è ritirata dall’incontro dopo appena 45 secondi. Carini sostiene di averlo fatto per via dei primi due pugni della rivale, troppo forti e dolorosi. Davvero una sportiva olimpica, una boxeur, può tagliare la corda tanto in fretta perché scopre che i cazzotti ‘fanno male’? Sia lei che il suo allenatore non hanno voluto soffiare sul fuoco delle polemiche sterili: Carini si è scusata con l’avversaria per non averla salutata sul ring. Era troppo arrabbiata per aver ‘dovuto’ abbandonare l’incontro, spiega a margine.
La cosa più realisticamente presumibile è che si sia lasciata, invece, spaventare da ciò che ha visto online sulla forza ‘da uomo’ della rivale che avrebbe finito, sproporzionata, per metterla al tappeto nel giro di un gancio. Posto che delle perplessità sulle conseguenze che il testosterone in esubero di Khelif possano comportare alla sua potenza fisica esistano, una certezza sussiste e resiste: questo match lo hanno perso, per ragioni diverse, entrambe. A vincerlo sono state le fake news orchestrate ad hoc per far caciara, suscitare indignazione nel popolino e fagocitare views da convertire in soldoni. Quando non in voti alla destra conservatrice. Difficile immaginare qualcosa di meno ‘sportivo’. In tutti i sensi. Non è l’ideologia woke a doversi curare l’ossessione per il gender, ma la stampa italiana a pigliar lucciole per lanterne, patate per piselli. Non ci resta che rimanere qui con la speranza che i legali dell’atleta algerina agiscano a riguardo con la medesima clemenza che Mike Tyson riservò all’orecchio di Evander Holyfield nel 1997.