Home Economy Uova di Pasqua, Ferragni “patteggia” 1,2 milioni di euro: chi ha vinto?

Uova di Pasqua, Ferragni “patteggia” 1,2 milioni di euro: chi ha vinto?

Uova di Pasqua, Ferragni “patteggia” 1,2 milioni di euro: chi ha vinto?

Perchè leggere questo articolo? L’Antitrust chiude l’istruttoria per la vicenda delle Uova di Pasqua benefiche. E Chiara Ferragni prende un impegno vincolante per devolvere 1,2 milioni di euro all’associazione “I Bambini delle Fate”. Da ora, business e beneficienza nelle sue società saranno completamente separate. Anche perchè, ammonisce l’Agcm, in caso di reiterazione ci sarebbe una sanzione da 10 milioni di euro”. Per l’Unione Consumatori finisce tutti a tarallucci e vino: “Patteggiamento invece che condanna. Basta pagare e si risolve tutto…”

Chiara Ferragni concorda un impegno da 1,2 milioni di euro con l’Antitrust per la nota vicenda delle uova di Pasqua benefiche. Ma l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato avverte l’influencer: “L’Autorità verificherà la piena e corretta attuazione degli impegni da parte delle società, e in caso di inottemperanza, oltre a riaprire il procedimento, potrà applicare una sanzione amministrativa pecuniaria fino a 10 milioni di euro nonché, qualora l’inottemperanza sia reiterata”.

La vicenda delle uova benefiche, parallela a quella dei pandori e che tanto è costata alla Blonde Salad in termini di reputazione e di collaborazioni perse, ora si concretizza anche in una transazione milionaria. Di fatto un patteggiamento e non una condanna. Che immediatamente Chiara Ferragni provvede a raccontare sui social ponendola in una luce positiva. Si tratterebbe infatti di “un contributo economico volontario, che è una donazione e non dunque una sanzione, per un minimo di complessivi 1.200.000 euro in favore dell’impresa sociale ‘I Bambini delle Fate'”.

Sanzione o donazione? 1,2 milioni a I Bambini delle Fate

Andiamo con ordine. Il comunicato dell’Agcm annuncia la conclusione dell’istruttoria relativo all’operazione commerciale delle uova Dolci Preziosi griffate Ferragni, in occasione della Pasqua e 2021 e 2022. Coinvolte le società Fenice S.r.l., TBS Crew s.r.l. e Sisterhood S.r.l. che gestiscono i marchi ed i diritti attorno alla persona di Chiara Ferragni, e Cerealitalia Industrie Dolciarie s.p.a., titolare del marchio “Dolci Preziosi”.

L’istruttoria era volta a comprendere se la vendita delle uova fosse strettamente legata alla campagna benefica a favore de “I Bambini delle Fate”. Ma così non era. Da qui quella che anche l’Agcm definisce la presentazione di “impegni che sono stati valutati positivamente”. Impegni tuttavia anche “resi vincolanti nei loro confronti dall’Antitrust”. Quindi donazione, ma vincolante. Quali gli impegni, nel dettaglio? L’impegno più rilevante prevede che siano devoluti a “I Bambini delle Fate”, nell’arco di tre esercizi finanziari, almeno 1,3 milioni (ovvero il 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1,2 milioni per il triennio, da parte delle societa’ Fenice e TBS; 100mila euro da parte di Cerealitalia). Si tratta di una misura idonea a ristorare i consumatori che, acquistando il prodotto, volevano fornire un contributo economico a ‘I Bambini delle Fate'”.

Ferragni: “Separeremo nettamente business e beneficienza”

Le società di Chiara Ferragni si impegnano inoltre a separare nettamente e permanentemente le attività con finalità commericali da quelle con finalità benefiche. Anche perchè una eventuale reiterazione dell’inottemperanza costerebbe come visto decisamente più salato. E su questo la narrazione di Chiara Ferragni coincide. Questo il comunicato: “La presentazione e formulazione degli impegni – continua la nota – e’ stata vista come occasione sia per un’evoluzione interna alle aziende sia per individuare un ‘modello di comportamento’ che possa fungere da benchmark per l’intero settore dell’influencer marketing”. Infine, le Società “si sono impegnate all’adozione di un’autoregolamentazione interna relativa alle attivita’ di comunicazione e marketing, anche ispirata alle piu’ recenti best practice in materia, munita di presidi che ne garantiscano l’enforcement e accompagnata dall’organizzazione di training periodici a beneficio dei dipendenti”.

L’Unione Consumatori: “Basta pagare e si risolve tutto? Serviva una condanna”

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, non è soddisfatto: “Pessima notizia! Basta patteggiamenti davanti all’Antitrust! Era importante, se c’erano i presupposti, ci fosse una condanna perché questa avrebbe potuto costituire un precedente per futuri casi analoghi. Inoltre avrebbe dato la possibilità ai singoli soggetti danneggiati di agire a tutela dei loro diritti, mentre così facendo passa il messaggio che basta pagare per risolvere tutto”.