La scelta controcorrente di Diego Di Franco e la sua nuova vita da papà a tempo pieno a casa con i figli dopo aver perso il posto di lavoro: “Non devono essere solo le donne a fare rinunce”
Professione: papà a tempo pieno (o quasi). A Milano. E’ la vita controcorrente di Diego Di Franco. Che, dopo aver perso il posto di lavoro, d’accordo con la moglie ha deciso che sarebbe rimasto lui a casa a crescere i figli: “I miei amici mi dicono che sono un genio. La gratificazione più grande è ogni volta che i miei figli mi dicono ‘Ti voglio bene’. Il bonus famiglie? Meloni è una donna e madre che sembra non capire davvero quale siano le vere necessità di un genitore che lavora“. L’intervista.
Dunque, partiamo dall’inizio. Cos’è che ti ha portato a scegliere il ruolo di papà a tempo pieno? È stata una decisione spontanea o pianificata?
Dopo quasi 10 anni nella stessa azienda, sono stato licenziato. Mi hanno licenziato il giorno in cui sono andato dalla responsabile HR per chiedere un anticipo sul TFR, perché due giorni dopo avevo il mio primo rogito per la casa a Milano. Poi nel pomeriggio il capo mi ha chiamato in ufficio e io pensavo volesse darmi conferma sull’anticipo del TFR. Invece mi dice: “C’è una bella e una brutta notizia. La bella è che ti diamo l’anticipo, la brutta è che ti licenziamo”. È successo così e, due mesi dopo, è nata la mia seconda figlia. Ho iniziato a fare colloqui per rientrare nel mondo del lavoro, ma poi è arrivato il Covid e tutti i colloqui sono saltati. Nel frattempo, mia moglie ha finito la maternità e ha dovuto rientrare in ufficio, quindi mi sono occupato io dei bambini. Visto che me la cavavo, abbiamo deciso che lei avrebbe lavorato e io mi sarei occupato di casa e bambini. Nel 2021 ho aperto partita IVA come content creator, in modo da poter lavorare da casa e continuare a occuparmi di tutto.
E la reazione dei tuoi amici e dei familiari qual è stata? Hai notato qualche pregiudizio?
Vorrei avere in me stesso la stessa fiducia che ha mia mamma. Quando le ho detto che avrei fatto il papà a tempo pieno, mi ha risposto: “So che la situazione dei liberi professionisti in Italia non è facile, ma tu sei un genio e puoi fare qualsiasi cosa”. Questo è stato un grande incoraggiamento. Con gli amici ho notato una differenza netta: quelli con figli piccoli hanno una mentalità più aperta e considerano normale la mia scelta, mentre quelli con figli più grandi sono più scettici, magari mi prendono in giro dicendomi “Ma chi te lo fa fare?”. Però sono pochi quelli che la vedono così. I miei amici più stretti, papà molto presenti anche loro, mi dicono: “Sei un genio, sei l’unico che si è trasferito a Milano per stare a casa!”
Sui social hai detto di non voler essere definito “mammo” ma “papà”. Quali sono le differenze secondo te tra l’approccio di un papà e una mamma?
Credo che questo termine “mamma” per un papà sia sessista. È come se solo la mamma potesse fare certe cose, mentre il papà resta marginale. È un po’ come quando si fa un complimento a una donna dicendo che “ha gli attributi maschili”. Ma in realtà essere presenti in casa, occuparsi dei figli e della famiglia non è una prerogativa femminile. Se faccio il papà, faccio il papà, non un “mammo al maschile”.
Quali sono gli aspetti più gratificanti e le sfide più grandi che affronti ogni giorno?
Gli aspetti più gratificanti sono i miei figli. Mi dicono “Ti voglio bene” continuamente, anche come scusa quando fanno qualcosa che non devono. È bellissimo vedere quanto sono affezionati e crescono, anche se non sempre te ne rendi conto subito. Le sfide? Andare sempre di corsa! Ora che ho 44 anni mi rendo conto che mi sto trasformando in mia mamma. Tra scuola, sport, compiti, è sempre un po’ di corsa. Mio figlio maggiore è in prima media e gli danno tantissimi compiti. Mi sono dovuto rimettere a studiare le divisioni a due e tre cifre, perché le avevo proprio dimenticate!
Pensando al futuro, pensi che questo ruolo stia diventando più comune o è ancora inusuale?
È ancora raro. Da quando ho iniziato, mi avranno scritto due papà che fanno la stessa cosa, ma quando dico che sto a casa con i figli le due domande più frequenti sono: “Ma qual è il tuo vero lavoro?” e “Che lavoro fa tua moglie?”. È come se stare a casa con i figli fosse sinonimo di “nullafacente” o di “privilegiato”. In realtà, se metto in conto quello che risparmio sulla tata e che guadagno con il lavoro da casa, alla fine ci guadagno in tempo con i miei figli, anche se non è certo una scelta facile.
Bonus famiglie 2025, cosa ne pensi?
Cosa sono 1000 euro quando ti nasce un figlio? Praticamente nulla. Sono convinti davvero che possano essere un incentivo a fare figli in un Paese in cui le mamme sono costrette a lasciare il lavoro perché nessuno le sostiene? Abbiamo un presidente del consiglio (dico un perché so che vuole essere chiamata al maschile) donna e madre che non capisce davvero quale siano le vere necessità di una madre che lavora. Ci vorrebbero aziende con nidi gratis non solo per le mamme ma anche per i papà. Non è detto che debbano essere sempre le donne a “rinunciare”, non è giusto! Piuttosto adeguassero gli stipendi delle donne a quelli degli uomini e diano il congedo parentale uguale ad entrambi! Che oltre al congedo di maternità delle donne, si possa concedere anche quello di paternità, in maniera normale e paritaria. Gli uomini e le donne che siano genitori o non, devono avere gli stessi diritti. E soprattutto diamo gli incentivi anche a chi figli non ne ha, senza farli sentire cittadini di serie B!
Come vedi la tua scelta nel lungo periodo? Cambierà quando i figli cresceranno?
Per ora i miei figli hanno ancora bisogno di me, ma immagino che tra qualche anno mio figlio maggiore, in piena adolescenza, si vergognerà di certe cose che adesso trova divertenti. Ho scritto un libro e ho pensato che forse questo potrebbe diventare il mio lavoro principale, ma poi il libro l’hanno comprato solo mia mamma e le sue amiche dell’azione cattolica! (ride, ndr)Alla base di tutto c’è l’obiettivo di crescere i figli nel miglior modo possibile. Quando saranno grandi e indipendenti, si vedrà.