“Non dovrai mai in nessun momento parlare di manutenzione”; “E’ un evoluzione, aumenta la vita utile, ti inventi pure una verniciatura e sticazzi”; “Ma del Rup (responsabile unico del procedimento, ndr) che cazzo me ne frega, fa quello che dico io”
Sono queste alcune delle frasi che destano più impressione della concitata riunione tra Michele Donferri Mitelli, ex numero tre di Autostrade per l’Italia e responsabile manutenzione, ed Emanuele De Angelis, ex direttore tecnico di Spea Engineering, sul progetto di “retrofitting”, ovvero il rinforzo delle pile 9 e 10 del cavalcavia Morandi di Genova. Un intervento che si sarebbe dovuto svolgere a fine 2018. Ma non ci fu tempo, perchè il 14 agosto di quell’anno il ponte crollò causando 43 vittime. Alla riunione del 5 luglio 2017 – un anno prima del crollo dunque – c’era anche Massimiliano Giacobbi, progettista incaricato del retrofitting di Spea, che all’insaputa dei presenti registrò la conversazione che true-news.it propone qui.
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Perchè Autostrade puntava sulle “migliorie” invece che sulla manutenzione
Gli audio sono emersi in questi giorni in cui al tribunale di Genova è stato sentito De Angelis. Imputato come Giacobbi e come Donferri Mitelli, il manager di Autostrade per l’Italia che con veemenza impartisce indicazioni su come deve essere impostato l’intervento sul ponte Morandi. Che per nessuna ragione deve essere definito una manutenzione della struttura, semmai un miglioramento, una “evoluzione”. Nonostante le evidenti perplessità e titubanze manifestate da De Angelis. In un altro momento della riunione, presente anche il consulente Alberto Lodigiani, De Angelis spiega che da tutti i carotaggi effettuati risulta che “i cavi non sono iniettati” di calcestruzzo. Indizi della consapevolezza già nel 2017 sulle condizioni degli stralli. In aula De Angelis ha spiegato che l’assottigliamento dei cavi era nei limiti di legge, entro il 20% “sulla base delle prove riflettometriche”. Ma queste dichiarazioni non sembrano convincere gli esperti del tribunale.
Perchè puntare su interventi di “maquillage” e non sulle necessarie manutenzioni? Lo spiega molto bene Donferri Mitelli nell’audio: “Se possiamo buttare e recuperare sempre i famosi soldi che ne abbiamo messi tanti, cerchiamo di drenarli un pochino…” Gli interventi di manutenzione ordinaria sarebbero spettati proprio ad Aspi.
Ispa-Spea: il rapporto al contrario tra controllante e controllata del gruppo Atlantia
Vale la pena sottolineare l’aspetto più sconcertante della vicenda: Spea, in quanto società di ingegneria di Autostrade per l’Italia aveva il compito di controllare lo stato dei 3mila chilometri della rete ed in particolare delle infrastrutture, segnalando criticità ed interventi alla casa madre. In altri termini, Spea avrebbe dovuto essere la controllante sull’operato di Aspi. Problema: entrambe appartenevano come noto allo stesso gruppo: Atlantia, holding della famiglia Benetton. E così, le cose sono andate esattamente al contrario di come avrebbero dovuto, come ampiamente testimoniato dalle indagini di questi anni, con il controllore Spea che occultava sistematicamente i problemi in modo che Autostrade non dovesse mettere mano al portafoglio. Dinamiche che il dialogo tra De Angelis e Donferri Mitelli rendono in modo inequivocabile. E sconfortante.