Home Primo Piano Sanremo 2025, Monina: “Conti non si prende rischi, politica abolita. Fedez ed Emis Killa? Inopportuni”

Sanremo 2025, Monina: “Conti non si prende rischi, politica abolita. Fedez ed Emis Killa? Inopportuni”

Sanremo 2025, Monina: “Conti non si prende rischi, politica abolita. Fedez ed Emis Killa? Inopportuni”

Uscita la lista dei big per l’edizione 2025 di Sanremo: dai prevedibili Elodie e Brunori Sas passando per Sara Toscani e Lucio Corsi. Da Carlo Conti dobbiamo aspettarci un Festival completamente diverso da quelli precedenti con la direzione artistica di Amadeus? Secondo Michele Monina no. Aspettiamoci un festival che non si prenderà troppi rischi e che (come sempre) lascia poco spazio alle donne. L’intervista

Ieri è uscita la lista dei Big di Sanremo. Cosa ne pensa?

La lista è molto variegata, spazia da artisti giovani, tra i 20 e i 23 anni, fino a nomi storici come Marcella Bella e Massimo Ranieri. Ha tirato dentro un po’ di tutto, includendo anche Sara Toscano, per esempio. Tuttavia, ci sono scelte che mi hanno sorpreso negativamente, come la presenza di Fedez e Emis Killa. Più che Fedez e Tony Effe, per creare situzione di ‘dissing’. Considerando che Fedez ed Emis Killa sono coinvolti nella vicenda delle curve, sinceramente non capisco la loro presenza. Per mesi si è criticato Junior Cully per testi violenti, e ora si dà spazio a chi ha legami con una vicenda ben più grave

Quali altri nomi della lista l’hanno colpita?

Ci sono nomi scontati, come quello di Elodie e Brunori Sas, di cui si sapeva già. Poi ci sono scelte più imprevedibili, come Joan Thiele, mentre sono contento per la presenza di Lucio Corsi, che stimo molto. Tuttavia, nel complesso, la lista segue quello che definirei il ‘manuale Cencelli’ applicato a Sanremo: una distribuzione perfetta per accontentare tutti. Non sarà un Sanremo nello stile di Amadeus, sarà più variegato, accontenterà più gente.

In che modo pensa che questo Festival sarà diverso rispetto a quelli di Amadeus?

Musicalmente sarà diverso, anche solo per la presenza di cantautori. Però temo che, da quanto dichiarato da Carlo Conti, saranno tutte canzoni disimpegnate. Ha detto chiaramente che i cantautori non parleranno di temi sociali, ma di sentimenti e vita privata. A Sanremo l’amore è il tema predominante da sempre. Insomma non ci sarà Ghali a parlare di Gaza ma rinunciare a qualsiasi spunto di impegno sociale mi sembra poco coraggioso.

Nota qualche assenza significativa nella lista di quest’anno?

Sì, manca chi ha dominato la scena musicale nell’ultimo anno. Negli anni passati, gli ultimi 4 o 5, chi aveva venduto di più finiva sempre a Sanremo. Rkomi, Blanco, tutti hanno seguito questo schema. Quest’anno no. Ad esempio, Anna era plausibile per la continuità con gli artisti che l’hanno preceduta, ma non c’è. Carlo Conti, probabilmente, ha voluto interrompere questa tradizione, evitando di trasformare Sanremo in un Festivalbar.

Secondo lei avrebbe avuto più senso includere altri nomi al posto di Fedez ed Emis Killa?

Non so che canzoni abbiano presentato gli altri artisti, ma personalmente non avrei chiamato Fedez ed Emis Killa. Anche se non sono direttamente sotto inchiesta, sono contigui a chi lo è nella vicenda delle curve. È vero che uno è innocente fino a prova contraria, ma invitarli in un momento simile mi sembra poco opportuno. Considerando che sono stati esclusi altri artisti ‘di confine’, non capisco perché loro siano stati inclusi.

Pensa che questo Sanremo sarà più leggero o più istituzionale rispetto a quelli di Amadeus?

Amadeus, a mio parere, non si è mai preso sul serio. I monologhi proposti nei suoi Festival erano ridicoli, non certo profondi. Carlo Conti farà qualcosa di diverso? Probabilmente no. Il suo è un tipo di televisione diversa da quella di Amadeus, certo. È un uomo istituzionale della Rai e farà un Sanremo senza rischi, evitando qualsiasi tema controverso che potrebbe scatenare polemiche. Non ci saranno canzoni che parlano di guerra, gender o altri argomenti impegnati. Punterà tutto sulla leggerezza, come è nel suo stile.

Crede che Sanremo abbia ancora senso nel 2025?

Sì, Sanremo è Sanremo. È un evento che sposta tutta l’attenzione sulla musica per una settimana, anche in periodi di crisi. Ricorda l’anno del Covid: il mondo era in subbuglio, ma durante Sanremo si parlava solo di quello. È un momento di aggregazione unico, che continua a essere importante per la discografia e l’intrattenimento.

Pensa che vedremo mai una donna alla direzione artistica di Sanremo?

Non credo. In 75 anni non c’è mai stata una direttrice artistica. Ci sono state poche conduttrici, appena 12 su 75 edizioni, e nessuna ha mai replicato l’esperienza l’anno successivo. La discografia è dominata dagli uomini: nelle major, nei promoter, nella Fimi, non c’è una sola donna al vertice. Questo si riflette nella rappresentazione sul palco, dove le donne sono sempre in minoranza. È un problema di sistema che nessuno sembra intenzionato a risolvere

Perché, secondo lei, ci sono così poche donne a Sanremo?

È una questione strutturale. Le donne sono sottorappresentate in tutta l’industria musicale. Non c’è spazio per loro, e quando ci sono vengono criticate più severamente, spesso per questioni irrilevanti. È un tema che mi sta molto a cuore, ma è difficile immaginare un cambiamento radicale a breve termine, perché il sistema non è interessato a cambiare.