Perché leggere questo articolo? La notte di sangue di Perugia non passa. Ciclicamente ritorna. Ma è solo Amanda Knox ad avere tutta la scena. L’americana incriminata e poi rilasciata per l’omicidio di Meredith Kercher adesso è condannata per calunnia. Dopo 17 anni la “Foxy Knoxy” divide ancora, creando frizioni soprattutto tra Italia, USA e UK.
A quasi 17 anni dalla sanguinosa notte di Perugia, Amanda Knox continua a far parlare di sé, dividendo il mondo. Perché il delitto di Meredith Kercher non riguarda solo l’Italia. Coinvolge direttamente almeno altri due Paesi, Stati Uniti e Gran Bretagna, ognuno con opinioni e umori contrastanti sulla colpevolezza della Knox. C’è chi la chiama Foxy Knoxy, chi la considera l’incarnazione della femme fatale. Per alcuni è faccia d’angelo, per altri invece è una Venere in pelliccia o soltanto una furba e spietata assassina. Qualsiasi appellativo si voglia usare, una cosa certa: da quel 1 novembre 2007 tutti i riflettori sono puntati sull’ex studentessa americana, unica protagonista di quello che è a tutti gli effetti un processo “Amanda-centrico”. La stampa internazionale e l’opinione pubblica nelle loro narrazioni l’hanno infatti preferita sin dall’inizio agli altri coinvolti. Talmente oscurati dalla scena mediatico-giudiziaria, al punto che l’unico condannato, Rudy Guede, e persino la vittima sono passati in secondo piano. Adesso il caso torna nuovamente a galla con la condanna della Knox per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, che in passato era stato ingiustamente incastrato come colpevole del delitto. Ma ovviamente, più che di lui, delle sue dichiarazioni e della sua storia, si ritorna a parlare di Amanda. Ancora, sempre e solo Amanda.
USA e UK fronti divisi dal caso Knox ma uniti contro la Giustizia italiana
Dal Tribunale di Perugia fino alla scrivania di Hillary Clinton, all’epoca a capo del Dipartimento di Stato di Obama. Così la condanna di Amanda Knox ha polarizzato il mondo, al limite dell’incidente diplomatico. Una frattura geopolitica che vede schierati tre fronti: l’Italia, luogo del delitto e del processo, Stati Uniti, patria di colei che all’inizio fu la principale indagata, e il Paese della vittima, la Gran Bretagna. Mentre l’opinione pubblica del Regno Unito avrebbe parteggiato per un verdetto di colpevolezza nei confronti della Knox, gli innocentisti e rabbiosi USA hanno sempre sostenuto a spada tratta l’assoluzione di Amanda. Tornata in patria ripulita ed amata, grazie ad una curatissima strategia mediatica che ha addossato ogni colpa alle indagini italiane. Ritenute colpevoli di aver condannato erroneamente per sette anni “un angelo innocente”.
Una narrazione che ha subito attecchito nell’immaginario statunitense. Non a caso, il Time ha fortemente criticato il sistema giudiziario italiano, dove la corte sarebbe fortemente influenzata dalla bufera mediatica. A differenza degli USA, dove invece i giudici vivono praticamente isolati da possibili contaminazioni esterne. Sulla stessa linea anche il Larry King Live, uno degli show più seguiti d’oltreoceano. Durante uno speciale sulla vicenda, infatti, l’inviata del programma da Perugia ha messo in evidenza l’incompletezza delle prove raccolte e il ruolo fortemente negativo dei media. Sostenendo che la colpevolezza dell’americana fosse già stata stabilita in partenza. Ma l’immagine della nostra Giustizia come un organismo fatiscente e influenzabile si è diffusa anche in Inghilterra, che sulle pagine del Daily Mail accusa velatamente l’inefficienza del sistema italiano attraverso le parole dei familiari della presunta carnefice.
Caso Amanda Knox: la spettacolarizzazione ha vinto su tutti
I veri vincitori di questo infinito legal drama italoamericano sono i narratori della difesa di Amanda Knox. In grado di ricostruire l’immagine della perfetta ragazza acqua e sapone. Eterea ma non troppo. Incapace di uccidere. Curando in modo strategico e maniacale interviste, apparizioni pubbliche ed estetica, il team Knox si è così portato a casa la vittoria d’immagine e di reputazione. Proprio quella che più interessa al circo mediatico-giudiziario di una battaglia che soltanto in parte si combatte fra le carte della procura.
L’entourage dell’americana ha abilmente screditato le perizie ufficiali contro la giovane studentessa, avvalendosi anche dell’appoggio di esponenti politici. Come la senatrice Maria Cantwell, diventata la portavoce ufficiale del messaggio di sfiducia verso l’Italia. “Ho seri dubbi sul sistema giudiziario italiano e sull’ipotesi che l’antiamericanismo abbia inquinato questo processo”, ha affermato. Così i sostenitori della Knox hanno contribuito a convincere la maggior parte dell’opinione pubblica americana della sua innocenza o comunque della necessità di sottrarla alla giustizia italiana.
Il processo giudiziario è durato sette intensi anni concludendosi in Cassazione con l’assoluzione sua e di Raffaele Sollecito. Ma il dibattito mediatico sul caso ritorna e si riaccende sempre. È questo il frutto di una campagna paragiudiziaria perfettamente riuscita, che ha reso l’Amanda celebrity più importante dell’Amanda imputata. I libri, i blog e i film su di lei lo dimostrano. Non a caso, dopo 17 anni, tutto il mondo ancora si interroga sulla sua colpevolezza. E probabilmente si continuerà a farlo.