“Nemo tenetur se detegere”. Nessuno può essere obbligato ad auto-incriminarsi. Così, con questa locuzione latina, il diritto processuale penale risponde di fatto a una domanda che lecitamente l’opinione pubblica si pone in occasione di indagini sulle quali si accendono i riflettori mediatici. E’ il caso ad esempio dell’indagine che a Milano vede accusato Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, per una presunta violenza sessuale ai danni di una 22enne. I fatti risalgono alla notte tra il 18 ed il 19 maggio. Oggi è stato sentito un amico, Tommaso Gilardoni. Leonardo La Russa, fuori dall’Italia, sarà sentito entro Natale. E la domanda è la seguente: perchè a distanza di ormai sette mesi La Russa jr. non ha ancora avuto la possibilità di raccontare ai pm la propria verità, lasciando di fatto che l’unica ricostruzione sul tavolo (e su giornali e tv) sia quella dell’accusa?
Camera: “L’indagato deve parlare con chi lo giudicherà, non con chi lo accusa”
“L’indagato deve parlare con chi lo giudicherà, non con chi lo accusa”: lo spiega, interpellato da True News, Guido Camera, avvocato penalista del foro di Milano e presidente dell’associazione ItaliaStatodiDiritto. Una cosa è la fase di indagini, in cui la Procura raccoglie tutti gli elementi a sostegno del proprio impianto accusatorio, un’altra è il processo che eventualmente ne scaturisce. Il campo da gioco dove l’accusato può difendersi e smontare le contestazioni. Questo non esclude la possibilità che l’accusato sia convocato anche dalla Procura a conclusione della fase delle indagini. Ma a rispondere ha tutto da perderci. “L’indagato è l’ultima persona che la Procura solitamente chiama – prosegue Camera – I pm preferiscono prima ricostruire i fatti, sentendo i testimoni e – come è il caso dell’indagine in corso – facendo svolgere analisi biologiche e rilievi genetici. Le parole dell’indagato possono anche non essere necessarie alla Procura: come atto investigativo, è un passaggio rarissimo. Che avviene comunque solo quando sono stati raccolti tutti gli elementi”.
Perchè all’indagato non conviene parlare prima del processo
Questo per quando riguarda l’azione della Procura. Ma perchè l’indagato non dovrebbe volere rispondere alle accuse? “Se risponde solo riguardo a proprie responsabilità e non in qualità di testimone, ha diritto a non rispondere. Se ritiene, può richiedere di parlare ed essere sentito, a indagini chiuse e vedendo le carte. Ma non è nel suo interesse. Può essere improvvido parlare troppo presto con chi ti accusa e non, come è opportuno, davanti a chi ti giudica“. Insomma, conclude Camera. “è giusto che l’indagine si faccia a prescindere dalle parole dell’indagato”. Poi, nel caso si giunga a processo, cambiano naturalmente gli scenari. E l’accusato ha finalmente modo di controbilanciare il peso di tutti i ragionamenti tesi a mostrarne la colpevolezza.