Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? La nomina di Mercedes a vescova rappresenta un momento storico per la lotta all’uguaglianza di genere nella Chiesa cattolica. Mercedes, donna basca e prima vescova spagnola, ha preferito non divulgare il proprio cognome. La sua nomina è avvenuta nell’ambito dell’Asociación de Presbíteras Católicas Romanas (APCR), un’organizzazione internazionale dissidente che si batte per il diritto delle donne al sacerdozio. Nonostante non sia riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa, l’APCR sta facendo la storia. Il Vaticano prevederebbe la scomunica, ma da Roma non sono giunte comunicazioni ufficiali…
Fin dall’infanzia, Mercedes ha vissuto con frustrazione l’esclusione delle donne nella Chiesa. Ricorda con rabbia come sua madre le dicesse che il servizio religioso era “una cosa da ragazzi” e che solo se i seminari fossero stati aperti alle donne, lei avrebbe potuto continuare con la sua vocazione. Tuttavia, il suo impegno e la sua chiamata sono diventati realtà quando ha trovato l’APCR, un gruppo cattolico, femminista e inclusivo, di cui fa parte da quattro anni e dove è stata consacrata sacerdotessa due anni fa.
L’ordinazione secondo il rito cattolico
La cerimonia di ordinazione di Mercedes si è svolta il 1° giugno, secondo il rito romano, e davanti a un folto gruppo di presenti. È stata presieduta da Olga Lucía Álvarez Benjumea, un’esponente di spicco del movimento in Sud America. Mercedes non vede la sua nuova posizione come un modo per ottenere prestigio, ma come un’opportunità per servire la comunità, riflettendo il suo impegno per la missione della Chiesa.
L’APCR, fondata nel 2002 sulle rive del Danubio, conta attualmente 124 sacerdotesse e 10 vescove e ha formato comunità in Germania, Austria, Francia, Scozia, Canada, Stati Uniti e Sud America. Il movimento si propone di raggiungere la piena uguaglianza all’interno della Chiesa come questione di giustizia e fedeltà al Vangelo, promuovendo un modello di ministero sacerdotale inclusivo.
Mercedes e l’APCR rivendicano l’accesso delle donne agli ordini sacri, attualmente vietato dall’articolo 1024 del codice di diritto canonico e dal Decreto Graziano. Il movimento sta crescendo molto in Europa e in Spagna. Dalla prima nomina nel 2013, la Spagna ha visto tre sacerdotesse ordinate, compresa la nuova vescova Mescedes, e sono previste sei nuove nomine, sempre in clandestinità.
La scomunica prevista dal Vaticano
Nel 2007 la Chiesa cattolica ha approvato la scomunica “latae sententiae” per chi conferisce l’ordine sacro a una donna e per la donna che tenta di ricevere l’ordinazione. Questo tipo di scomunica si verifica automaticamente nel momento in cui viene commesso l’atto, senza necessità di un ulteriore pronunciamento da parte di un’autorità ecclesiastica.
Olga Lucía Álvarez Benjumea, prima sacerdotessa latinoamericana e vescova che ha consacrato Mercedes, ha affermato di non aver ricevuto alcuna notifica da Roma e sottolinea di non aver rinunciato al battesimo né di essersi ritirata dalla Chiesa. In merito alle posizioni di papa Francesco sulle donne nella Chiesa, le ritiene non sufficienti.
Mercedes sostiene che è tempo che la Chiesa apra le porte alle donne e difende il loro diritto di accedere non solo al diaconato, ma anche al sacerdozio. Dopo la sua ordinazione, Mercedes svolgerà il lavoro pastorale e l’ordinazione di altre persone. “Ho celebrato la messa, ho battezzato una ragazza, ho partecipato ai funerali,” racconta. Tutto questo in abitazioni private e clandestinamente. Sente una forte chiamata al servizio e insiste che il suo lavoro non è peccaminoso: “Sento una chiamata al servizio nel modo di esercitare i sacramenti, di aiutare le persone che sono nel bisogno. La gente vede bene che una donna può accettare di fare tutto questo tipo di lavoro senza nascondersi. Perché non stiamo peccando”.
Un movimento in crescita
A livello internazionale, sempre più gruppi si battono per l’ordinazione femminile e un esempio chiaro è l’impegno di Women Ordination Conference. Molte associazioni locali si riuniscono nella rete Roman Catholic Women Priests, che ordina le donne come sacerdotesse, vescove e ministre ordinate all’interno del contesto cattolico. Questi movimenti sfidano le tradizioni secolari in nome della giustizia.
Per un contesto cattolico come quello italiano, tali pratiche possono sembrare strane. Molte delle donne coinvolte si trovano emarginate dai luoghi tradizionali della spiritualità (che già le allontanavano prima dell’ordinazione) e sotto l’incombente minaccia della scomunica. Si ordinano tra loro, proclamandosi a vicenda ministre ordinate senza passare dall’autorizzazione di una gerarchia maschile e centrale. A uno sguardo ossequioso del Magistero, queste ordinazioni possono sembrare non valide. E i ministeri svolti nel segreto possono sembrare poco ortodossi.
Eppure siamo davanti a un movimento che rappresenta una comunità che va oltre le parrocchie tradizionali e una gerarchia che non tiene più. Queste donne hanno trovato la loro casa spirituale fuori dagli spazi convenzionali. Creando nuove forme di comunità e di pratica religiosa che rispondono ai bisogni contemporanei delle fedeli. Dopo anni di attesa e di impegno per la parità di genere nella Chiesa, l’autorità del magistero ha un peso limitato per loro e per un numero sempre crescente di persone cattoliche nel mondo. È una messa in discussione della tradizione e delle strutture di potere della Chiesa cattolica. Una sfida davanti alla quale non si possono chiudere gli occhi.