Perché questo articolo dovrebbe interessarti? Mercoledì 4 ottobre in Vaticano è iniziato il Sinodo sulla sinodalità, un momento di riflessione, ascolto e compartecipazione della Chiesa come popolo di Dio. Sono già in corso delle azioni di protesta per rimarcare l’attenzione su alcuni temi caldi, tra cui l’ordinazione femminile e la benedizione delle coppie queer. Ne abbiamo parlato con Penelope Middelboe di Spirit Unbounded e Regina Franken del Catholic Women’s Council. Entrambe le organizzazioni si occupano di estendere i diritti delle minoranze nella Chiesa.
Il Sinodo sulla sinodalità si è aperto con una messa in piazza San Pietro, in cui papa Francesco ha ricordato che “non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche – se il Sinodo darà questo permesso, quell’altro, aprirà questa porta, quell’altra – questo non serve. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme”. Questo approccio ha suscitato l’attenzione di chi segue il Sinodo dal suo inizio, nel 2021, e ha dato il là a una serie di interrogativi.
Le tensioni iniziali
Riuscirà questo Sinodo a essere davvero orizzontale, capace di considerare l’opinione della Chiesa come popolo di Dio? O sarà comunque verticale e gerarchizzato? Se non è un parlamento, come potrà essere democratico? Se non si pensa di aprire porte, qual è il suo obiettivo?
Gli interrogativi sono rafforzati da una dubbia trasparenza sugli interventi dei 365 votanti, di cui 54 donne. Durante la conferenza stampa di ritorno dalla Mongolia, infatti, papa Francesco si è rifiutato di assicurare che gli interventi dei partecipanti al Sinodo durante il dibattito vengano riportati nominativamente.
Ad aumentare le tensioni iniziali hanno collaborato anche le risposte del pontefice ai dubia sollevati da alcuni cardinali. Tra i temi: l’ordinazione femminile e la benedizione della coppie LGBTQ+. Le dichiarazioni ufficiali del pontefice da un lato sorprendono per la loro apertura, soprattutto in termini formali legati a una messa in dubbio del Magistero. Dall’altro, però, mantengono il carattere circolare nelle premesse e nelle conclusioni, strizzando l’occhio sia alla parte conservatrice che a quella progressista, non garantendo un’effettiva apertura verso le componenti marginalizzate nella Chiesa.
Le azioni di protesta
A partire dai primi giorni del Sinodo, sono state organizzate delle azioni da gruppi cattolici composti da persone marginalizzate – soprattutto donne – che manifestano l’urgenza di alcune aperture nella Chiesa. Una tensione tra i principi fondamentali della democrazia, come la libertà di espressione, e la celebrazione di un Sinodo in una Chiesa a struttura gerarchica.
Il gruppo statunitense Women’s Ordination Conference ha organizzato un sit-in davanti a Castel Sant’Angelo con tanto di striscione su cui si legge a chiare lettere “Ordain Women“. Un gruppo di donne si sono riunite quindi per pregare e manifestare a favore di una maggiore equità nella Chiesa e dell’ordinazione femminile.
L’associazione Catholics for Choice, invece, ha raccolto storie di aborto vissute da persone cattoliche e le ha distribuite in Vaticano, affiggendo inoltre lo striscione “Faithful catholics have abortion” a pochi passi da San Pietro.
Penelope Middelboe di Spirit Unbounded, invece, spiega altre delle iniziative di questi giorni. “Abbiamo organizzato per una settimana un ciclo di testimonianze cristiane/cattoliche sul tema dei diritti umani nella Chiesa cattolica emergente. Abbiamo dato vita a Spirit Unbounded nel gennaio 2023 e abbiamo chiesto a gruppi progressisti in giro per il mondo di unirsi in una piattaforma di stampo laico. Non c’è nessuna agenda per gli enti aderenti, se non il supporto per i marginalizzati e gli esclusi. Abbiamo riunito al momento 45 organizzazioni.
A esse abbiamo chiesto di indicarci delle relatrici o dei relatori. In tutto 115 persone hanno preregistrato la propria testimonianza. Questa è un’assemblea sinodale attenta all’ambiente, online, internazionale e di stampo laico. Gli ultimi due giorni avremo anche delle relazioni in persona a Roma e Bristol”.
Le rivendicazioni delle donne cattoliche al sinodo
Anche Regina Franken racconta le azioni organizzate dal Catholic Women’s Council per prepararsi a questa fase del Sinodo: “A partire dalla Giornata internazionale della donna del 2022, abbiamo iniziato a ricordare che le donne di tutto il mondo stanno lavorando per pari dignità e diritti per una questione di giustizia e benessere.
In 6 diverse sessioni di ascolto, donne provenienti da più di 60 organizzazioni femminili hanno discusso vari temi: la situazione delle donne, potere e partecipazione, la responsabilità, la vita sacramentale, resistenza e speranza. Durante questo processo non solo abbiamo ascoltato le voci di stampo teologico e di leader spirituali di ciascun continente, ma abbiamo anche utilizzato strategie diverse, come discussioni di gruppo, Padlet e Mentimeter, liturgie, retribuzioni, sondaggi, per condividere le esperienze di diverse donne cattoliche in tutto il mondo.
Inoltre abbiamo parlato anche del fatto che, a livello mondiale, le donne sono spesso vittime di violenza di genere e femminicidio. Varie forme di abuso si verificano anche all’interno della Chiesa. A ottobre abbiamo presentato agli uffici sinodali un report con tutti i dati e le richieste delle donne”.
Le aspettative del cattolicesimo progressista
Quali sono le aspettative del cattolicesimo progressista – e in particolare di chi in questi giorni sta manifestando in Vaticano – davanti al Sinodo?
Penelope Middelboe di Spirit Unbounded risponde che “la Chiesa cattolica sopravvivrà solo se sarà possibile al laicato aiutarla a portare nuova vita al suo interno e a renderla più sicura, giusta e inclusiva. Da ciò tutti gli altri cambiamenti arriveranno.
Possiamo notare dalle dichiarazioni del Papa di questa settimana che le cose si stanno muovendo in un modo mai visto prima. Ma sembra più una tattica temporeggiatrice. Come dice il nostro portavoce, l’autore e informatore Brian Devlin, questa è una Chiesa dell’apartheid. Se fosse uno Stato nazionale verrebbe boicottato“.
Voci spesso inascoltate
Regina Franken del Catholic Women’s Council aggiunge: “Le voci delle donne sono spesso inascoltate, soprattutto in una società in cui solo gli uomini parlano, predicano e insegnano. Le donne hanno il diritto di essere ascoltate e di essere presenti. Il nostro obiettivo è la piena partecipazione delle donne alla vita e al ministero della Chiesa.
La situazione delle donne nella Chiesa deve essere affrontata non solo nelle chiese locali ma anche in tutto il mondo e soprattutto in Vaticano. Le donne sono frustrate riguardo al loro ruolo nella chiesa. Ci aspettiamo di essere trattate da pari a pari con gli stessi diritti dell’uomo. Richiediamo il riconoscimento dei legami tra colonialismo, patriarcato e le strutture della Chiesa di oggi, e l’impegno per smantellarli, in modo che tutti possano partecipare equamente e con gioia alla vita della Chiesa.
Chiediamo che vengano creati una struttura e un ambiente che consentano alla Chiesa di diventare leader globale nel sostegno dei diritti umani, in particolare quelli che proteggono le donne dalla violenza, dall’estremismo e dalle limitazioni alla sua libertà.
Vogliamo ascolto e inclusione delle donne non solo nei processi decisionali ma anche nella loro attuazione, che i processi siano trasparenti e responsabili nei confronti delle persone battezzate e che si coinvolgano le parrocchie nella scelta dei loro pastori. Desideriamo che tutti i carismi, i contributi e le vocazioni delle donne siano abbracciati e che si adottino misure concrete per facilitare la loro piena partecipazione alla vita della Chiesa, compreso un maggiore accesso all’educazione teologica e alla formazione. Compresa l’ordinazione delle donne“.