Qual è il limite tra diritto di cronaca e sensazionalismo? Qual è l’importanza di verificare le fonti, anche quando queste ci sono familiari? Partendo da due recenti casi di cronaca, la diffusione del video del gender reveal party del figlio di Giulia Tramontano ed Alex Impagnatiello, e la vicenda della foto ritoccata di Kate Middleton, True News ha risposto a queste domande parlando con l’avvocato Matteo Gozzi, partner dello Studio legale Danovi, che si occupa di deontologia giornalistica, diffamazione a mezzo stampa e social media.
Un anno fa, il 17 marzo 2023, Alessandro Impagnatiello, accusato del femminicidio di Giulia Tramontano, rivelava insieme a quest’ultima il sesso del loro bambino, festeggiando in famiglia. Alcuni momenti del gender reveal sono stati mostrati durante la terza udienza del processo a carico di Impagnatiello, la scorsa settimana, al Tribunale di Milano. Le immagini sono poi state diffuse online da molte testate, arrivando ad essere commentate anche sui social dai lettori che si sono divisi tra chi è a favore della loro circolazione e chi no.
“Il video del gender reveal di Tramontano e Impagnatiello non è un illecito deontologico”
Sulla diffusione da parte dei media del video del gender reveal c’è chi sostiene (anche tra i giornalisti) che si tratti di pornografia del dolore, ovvero l’esposizione morbosa al pubblico di dettagli violenti e macabri. Ma c’è anche chi sostiene che queste immagini servano a sensibilizzare alle dinamiche della violenza sulle donne. Se c’è una ragione, da che parte pende l’ago della bilancia “I giornalisti iscritti all’albo professionale sono tenuti al rispetto dei principi di
deontologia e la conoscenza di questi ultimi è essenziale per informare il pubblico in merito ai casi di cronaca in cui si riportino episodi di femminicidio, violenza, molestie e discriminazioni”, spiega Matteo Gozzi. “Sotto il profilo giuridico, e considerato che la proiezione del video costituisce un momento di una istruttoria processuale, la scelta di renderlo pubblico non rappresenta nella mia opinione una violazione di natura deontologica”.
“Mostrare il video per sensibilizzare, non per fare click”
Ma quale sarebbe la notizia nel mostrare il video del gender reveal? Non sappiamo già abbastanza del femminicidio di Tramontano? “Il far assistere a una situazione di apparente serenità familiare a fronte di un fatto terribile di cronaca che si sarebbe verificato di lì a pochi mesi di distanza può probabilmente contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla diffusione degli episodi di femminicidio in ogni contesto e sulla necessità di prestare la massima attenzione a questo tema”, sostiene l’avvocato.
“Il messaggio che passa sarebbe quello che la violenza non avviene soltanto in quegli ambienti che appaiono subito degradati e che può essere comunque qualcosa che accade a chi vive nella porta accanto”. Nello stesso periodo in cui veniva registrato quel video, secondo l’accusa, Impagnatiello stava già avvelenando la compagna e il bambino somministrandole del topicida e ammoniaca.
L’avvocato prende le distanze da chi parla di pornografia del dolore in questo caso perché “non viene ripresa una persona che piange o che è disperata o, ancora, che soffre. Le immagini colpiscono onestamente più del solo scritto. Anche se spero che la finalità sia quella di sensibilizzare a ciò che ho detto poco prima e non di fare click o spettacolarizzare qualcosa”. In tutte le versioni del video pubblicate, l’avvocato ha ravvisato inoltre “l’oscuramento dei volti delle persone presenti; si è provveduto alla modifica delle voci e non vi sono altri elementi che possano portare a identificare i luoghi. Può sembrare una banalità, ma questo è comunque un segno della sensibilità per i valori della riservatezza delle persone dimostrata da chi svolge la professione di giornalista”.
“Il caso della famiglia reale è testimonianza dello stato di buona salute del giornalismo”
Finte testate giornalistiche e fake news secondo Gozzi rappresentano un’altra difficoltà, sia per i giornalisti, ma anche per i lettori. Anche quando la fonte può sembrare certa e affidabile, bisogna stare in allerta.
Il recente caso della fotografia ritoccata da Kate Middleton ce lo ricorda. Per chi se lo fosse perso, la scorsa settimana molti media internazionali hanno pubblicato un’immagine che ritraeva la moglie del principe William insieme ai figli. Poche ore dopo, le principali agenzie di stampa mondiali hanno rimosso la foto con il sospetto che fosse stata modificata. Una conferma giunta con le scuse di Middleton.
“Direi che il fatto che la foto sia stata ritirata e l’anomalia sia stata subito segnalata (creando un caso internazionale) testimonino, da un lato, lo stato di buona salute del giornalismo e, dall’altro, confermino il fatto che occorre affidarsi a professionisti qualificati”, dice Gozzi.
Per fare ciò, secondo lui “occorre investire sulla preparazione e sulla professionalità dei giornalisti. Recentemente ho dato la mia opinione su un articolo pubblicato su BNE Intellinews (“The fake media shakedown” di Ben Aris) in cui il giornalista approfondisce la questione e ricorda come la tipica caratteristica delle fonti online dalle quali occorre diffidare sia data dalla mancanza di informazioni legali sui siti internet; dall’anonimato di chi scrive o, peggio, dall’utilizzo di nomi fasulli per gli autori dei vari articoli di cronaca”.
Come se la passa il giornalismo italiano
Se il caso della foto di Kate Middleton è sintomo di un buono stato di salute della stampa estera, quale è quello della stampa italiana? Gozzi si reputa ottimista perché “noto che i giovani hanno una sempre maggiore attenzione a questi aspetti e vengono accompagnati in questo percorso anche dagli organi rappresentativi della categoria. A tutto questo, spero e credo che si accompagnerà una sempre maggiore consapevolezza nei lettori in merito all’importanza di acquisire le notizie dai giornalisti e, analogamente, la consapevolezza che è proprio quella giornalistica a offrire la migliore garanzia di una informazione corretta”.
Paghe adeguate per informazioni di qualità
Quest’ultima dovrebbe essere anche incentivata da paghe adeguate: “Tutte le istituzioni, governo compreso, dovrebbero garantire un compenso congruo a chi esercita la professione di giornalista. La serenità economica costituisce, insieme alla preparazione, una garanzia per la qualità del lavoro e, in definitiva, una forma di tutela della stessa collettività”.
D’altra parte, i giornalisti “hanno il dovere, sanzionato disciplinarmente, di comunicare le notizie con la maggiore accuratezza possibile rispettando la verità sostanziale dei fatti e devono anche attivarsi per rettificare quanto pubblicato ove una notizia si riveli erronea e inesatta: questa è una forma di garanzia che non abbiamo quando a dare le notizie siano invece soggetti non iscritti ad alcun albo professionale”. E’ essenziale infine, secondo l’avvocato “che i pochi e si spera sempre meno professionisti che violano la deontologia continuino a essere sanzionati per prevenire il reiterarsi degli abusi e per promuovere la fiducia che la collettività deve poter riporre nelle professioni regolamentate”.