Home Primo Piano Un’amara verità: Morgan resta impunito perché Angelica non è morta

Un’amara verità: Morgan resta impunito perché Angelica non è morta

Un’amara verità: Morgan resta impunito perché Angelica non è morta

Angelica Schiatti non è la ex fidanzata di Morgan. Angelica Schiatti è Angelica Schiatti. Una donna, anzi una Donna, che ha passato quattro anni d’inferno a causa dello stalking ferale e della diffamazione perpetrati ai suoi danni da Marco Castoldi, in “arte” Morgan. Grazie all’articolo di Selvaggia Lucarelli sul “Fatto Quotidiano” questa orrenda storia di minacce e intimidazioni è diventata di dominio pubblico. Per quanto la vittima avesse scelto la strada della riservatezza, discutendo la questione esclusivamente nelle sedi opportune, ossia, il Tribunale di Lecco.

Purtroppo, la giustizia nostrana rimanda il processo da lungo tempo, nonostante le granitiche evidenze dei reati. Tutti, nell’ambiente musicale, giornalistico e televisivo, sapevamo che tale drammatica vicenda fosse in corso. Nessuno ha mai aperto bocca. Per rispettare il silenzio pubblico di Angelica, ma soprattutto perché la tv, dalla Rai a Sky, aveva bisogno di Morgan. Asia Argento, quando fu giudice a X Factor, venne licenziata in tronco al primo comparire di una denuncia per molestie. Castoldi è stato preso nella scorsa edizione del talent nonostante la causa legale in corso. Nel tempo, lui avrebbe comprato una casa di fianco a quella in cui lei si era trasferita, in quel di Bologna, insieme al nuovo compagno Calcutta. Arrivando perfino ad assoldare due pregiudicati per picchiare il cantautore e rapire Angelica “perché voglio svuotarmi le palle”. Ma qui bisogna parlare di Angelica, finalmente una Donna in un mondo di Instagram Survivor un tanto al K.

Angelica ha scelto di non fare la Instagram Survivor un tanto al K

Angelica ha scelto di non condividere il proprio dramma sui social. Di lavoro, fa la cantautrice. Diciamoci una prima sgradevole verità: se quattro anni fa avesse cominciato a postare i dettagli dell’inferno che stava attraversando, oggi forse avrebbe già un paio di date a San Siro. Purtroppo, la questione del femminismo e, in particolare, quella della violenza di genere sono da tempo oramai un trend, più utile al self-branding che alle cause, alla lotta. Da anni, assistiamo ai piagnistei di tante, troppe signorine nessuno che postano reel in lacrime perché qualcuno ha fischiato loro dietro sul bus o per la strada.

Qualunque cosa è, indiscriminatamente, molestia e così lotte fondamentali si riducono a lamentele lacrimose, molto spesso ridicole, acchiappa-engagement social. Questo ha portato allo svilimento, se non alla ridicolizzazione di ogni battaglia di genere. Angelica, in questo scenario, si è posta in maniera antitetica, verrebbe da dire eroica. Ha continuato a promuovere la propria musica su Instagram, senza mai fare riferimenti a Morgan. Se oggi Castoldi la definisce con l’orrendo termine “starfucker” e la accusa apertamente di essere una arrivista a caccia di visibilità parassitabile, sono i fatti, la condotta social di Angelica Schiatti a smentirlo. Il problema resta, però, la giustizia nostrana.

Per la giustizia italiana ha la “sfortuna” di non essere morta

La lentezza pachidermica della giustizia nostrana, anche in questo caso, fa spavento. Castoldi pubblicava perfino su Instagram, nel feed, “poesie” di amore, odio e minacce verso la donna. Le stesse che le recapitava a raffica, di giorno e di notte. Oltre a intasare svariati gruppi Whatsapp con i medesimi contenuti e, come rivelato da Selvaggia Lucarelli, perfino con un video intimo di Schiatti, condiviso alla mercé di chiunque fosse in quelle chat. Come mai, al netto di prove tanto schiaccianti, Marco Castoldi a oggi è impunito? Dobbiamo dirci una seconda amarissima verità: Angelica non è morta. Se lo fosse, la questione avrebbe avuto rilevanza nazionale, si andrebbe in giro con la sua faccia stampata su maglie e spillette messe in commercio da chi ne sa di business più che di femminismo.

Dopo un femmicidio, qualunque Procura accelera il passo per trascinare il reo in gattabuia subito, a furor di popolo. Prima, mai. Se la vittima ha la “sfortuna” di restare in vita, nonostante il terrore in cui si ritrova a dover vivere, la sua vicenda non è urgente, può aspettare. Questo è un fatto tremendo, ma, purtroppo, anche la regola. La maggior parte delle donne che vengono uccise da ex compagni squilibrati e assassini hanno alle spalle una serie di denunce chilometrica. Rimangono, però, inascoltate appunto perché ancora respirano, quindi non è successo niente. Il caso di Angelica Schiatti fa rabbrividire per tantissimi motivi. Il principale è che ancora oggi, anno delle Signore 2024, riusciamo ad attirare davvero l’attenzione, l’interesse della giustizia, solotanto quando non ci siamo più. Che schifo marcio.