Il meccanismo generale è semplice: le guerre fanno crescere l’inflazione, che fa aumentare i tassi di interesse, che portano ad una riduzione della ricchezza finanziaria degli individui, che conduce a rallentamento o recessione economica.
Ma le leggi della Borsa spesso hanno dimostrato di sfuggire a tale regola, rispondendo ad altre logiche e aprendosi ad altri fattori ed altre dinamiche. Come reagiranno i mercati ora che alla guerra tra Ucraina e Russia si è aggiunto il conflitto in Palestina? Oggi sul Sole 24 Ore Vittorio Carlini ricostruisce gli andamenti dell’ultimo secolo, evidenziando come Wall Street sia nel complesso cresciuta durante la seconda guerra mondiale, la Corea, il Vietnam, mentre negli ultimi tempi gli andamenti si sono fatti più mutevoli e variabili. Interpellato da true-news.it, Fabrizio Barini, esperto di mercati finanziari e senior banker di Integrae SIM conferma: “A partire dall’Ucraina il rapporto tra guerre e Borsa sembra essere tornato quello precedente agli anni Duemila. Ora i mercati temono che il conflitto possa estendersi anche al Qatar. Ma non bisogna generalizzare e non bisogna sottovalutare le cause country specific”. Gli investitori sembravano già pronti a puntare forte sul calo dei tassi di interesse previsto per metà 2024. Ma ora tutto potrebbe essere stato rimesso in discussione.
Barini, la guerra fa bene o fa male alle Borse?
Le guerre scatenano effetti inflattivi che hanno sempre un impatto sulle decisioni in materia di politica monetaria, che sono quelle che poi guidano i mercati. Tutti i principali conflitti esplosi prima dell’anno 2000 seguivano questo schema
Poi cosa è cambiato?
Poi c’è stato l’11 settembre, con i conseguenti conflitti in Medio Oriente che hanno inaugurato una nuova stagione, quella dei tassi a zero e dell’helicopter money [una politica monetaria non convenzionale per cui una banca centrale crea del denaro e lo distribuisce direttamente ai consumatori, ndr] Con tassi praticamente a zero, le Borse tendono a salire sempre. Ma questa stagione sembra essere finita a partire dalla guerra in Ucraina, che ci ha riportati a una situazione pre-anni Duemila
Qual è l’umore delle Borse oggi?
Le Borse stanno prendendo una strada di ribassi perchè si teme che il conflitto possa estendersi in altri Paesi, soprattutto il Qatar. Portando ad un aumento dei costi del petrolio ed a politiche maggiormente restrittive. E c’è un’altra potenziale minaccia
Ovvero?
L’1 novembre si riunisce la Fed, che dovrebbe confermare lo stop al rialzo dei tassi. Una mossa che sarebbe di lì a poco adottata anche dalla Bce. Tuttavia ora le Borse temono che quanto sta accadendo in Israele possa portare a scelte diverse. Ed i listini si deprimono
Frenando dunque gli entusiasmi che si stavano generando.
Era atteso per metà 2024 il momento in cui i tassi di interesse avrebbero iniziato a scendere. Ma la Borsa gioca sempre con sei mesi di anticipo, quindi c’era una certa aspettativa di investimenti già per la fine del 2023. Se tuttavia cambiano gli orizzonti, le Borse potrebbero trovarsi a navigare in acque negative. Non bisogna tuttavia generalizzare
Ci spieghi.
Nonostante il contesto generale e la guerra in Ucraina, da inizio 2023 il Nasdaq è cresciuto del 20% e la Borsa di Milano del 26%. Perchè accade questo? Per l’incidenza di quelle che sono le cause country specific. Il mercato statunitense ha ad esempio dimostrato di essere molto più suscettibile agli sviluppi sul fronte dell’Intelligenza artificiale che a quelli sul fronte di guerra. Mentre la Borsa di Milano è dominata dalle banche-assicurazioni, che traggono beneficio da tassi di interesse alti
Domanda che si spera ovviamente del tutto accademica: se un domani scoppia una guerra in Italia cosa succede in Borsa?
Si giungerebbe a un crollo: i benefici potenziali di un rialzo dei tassi di interesse sarebbero completamente sopravanzati dagli effetti negativi di un blocco dell’attività produttiva e manufatturiera. Le banche avrebbero infatti il problema delle perdite relative al portafoglio credito, ovvero della mancata restituzione dei soldi prestati. Si arriverebbe a un blocco degli istituti e di conseguenza della Borsa