Il G7 fa un altro passo verso il disaccoppiamento tra il mondo occidentale e la Russia che ha invaso l’Ucraina aprendo a un finanziamento a Kiev che sarà ripagato tramite il sequestro dei proventi degli asset russi congelati fino a raggiungere un montante di 50 miliardi di dollari.
La mossa del G7
Una misura che amplia la conflittualità geoeconomica tra l’Occidente e Mosca ma, va ricordato, non va alle estreme conseguenze. A valle della chiusura dell’Unione Europea e degli Usa alle transazioni in euro e dollari da parte della Banca centrale russa, non è passata l’opzione radicale paventata dagli Stati Uniti che propugnava la confisca totale delle riserve della Banca centrale russa all’estero, dei fondi di oligarchi, governo russo e società dello Stato che si trovano tra Europa e Usa e degli altri beni finanziari temporaneamente congelati. Il valore totale di queste riserve è stimato in 280 miliardi di dollari.
“Temporaneamente” è la parola chiave. Perché nel quadro dell’uso politico del diritto (lawfare) e della guerra economica Russia e Occidente sono arrivati a una curiosa simmetria. A Mosca le società controllate da attori di “Paesi ostili” vedono le loro quote non sequestrate ma trasferite in forma provvisoria sotto la governance di società russe. E alle consociate che restano attive viene vietato di portare fuori i profitti. Ovviamente, in forma temporanea. L’Occidente, invece, non va fino in fondo nello sconvolgere la certezza dei diritti e della rule of law su cui si basa l’architettura dell’ordine globale economico, politico e commerciale a lungo sostenuto.
Varrà per la guerra economica tra Paesi del G7 e Russia quello che diceva per il nostro Paese lo scrittore conservatore Giuseppe Prezzolini secondo cui “in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio”? In tempi di guerre ibride e conflitti congelati, nell’interregno tra la globalizzazione di ieri e quella, molto più competitiva, di oggi si cambia la sostanza nell’impossibilità di modificare la forma, che imporrebbe un nuovo accordo tra grandi potenze su cui oggi peserebbero diverse problematiche.
Picotti: “Nessuna delle due parti ha implementato misure radicali”
Insomma, dice a True-News Luca Picotti, avvocato, esperto dei legami tra geopolitica e diritto, dottorando di ricerca presso l’Università di Udine nel campo del Diritto dei trasporti e commerciale e redattore di «Pandora Rivista», “la partita giuridica tra paesi G7 e Russia è giocata attraverso gli asset rivali detenuti nelle rispettive giurisdizioni”.
E tale partita, nota Picotti, “aumenta di intensità”. Si pensi, nota lo studioso, “ai piani occidentali sui profitti degli asset congelati della banca centrale russa – ma per ora sempre in un’ottica attendista, ove il concetto chiave è quello della temporaneità”. In questa fase, ragiona Picotti, “nessuna delle due parti ha ancora implementato misure radicali, ad esempio una confisca irreversibile. Temporaneo è il congelamento, così come temporanei sono i trasferimenti d’amministrazione di Ariston ad esempio. È una partita a scacchi, dove l’asset diventa oggetto di trattative, anche nell’ottica di eventuali futuri negoziati”.
La garanzia degli Stati del G7 agli aiuti all’Ucraina
“L’anticipo di 50 miliardi di dollari all’Ucraina offre comunque un’immagine del peso strategico dell’accordo”, sottolinea Picotti, “perché lascia intendere come il G7 preveda che tra Russia e Occidente la conflittualità economico-giuridica continui e gli asset rimarranno congelati a lungo”. Ma, secondo i rumors, nell’accordo finale, nota Picotti, il G7 prevede inoltre di offrire una garanzia statale a Volodymyr Zelensky: saranno i Paesi-guida dell’Occidente a supplire al prestito, che gli Stati Uniti potrebbero anticipare interamente, con le proprie forze se la situazione cambierà. Non a caso per Picotti la partita “si gioca su due piani: la garanzia dei profitti, finché verranno mantenute le misure, anticipati perché servono ora; l’eventuale garanzia aggiuntiva da parte degli Stati nel caso questi profitti torneranno in capo al proprietario russo”.
Picotti segnala che “seppure sembrano esserci scommesse su un decoupling di lungo periodo, come l’anticipo sui profitti pensato in sede G7 pare suggerire”, nessuna strada è da dare per certa. Infatti “ad oggi le parti non hanno ancora optato per le azioni più radicali, tenendosi una porta aperta. Da questo punto di vista, per tornare alla decisione del G7 sull’anticipo di 50 miliardi, è molto probabile che il prestito garantito inizialmente dai profitti sarà parallelamente garantito e al caso restituito dai paesi G7 nell’ipotesi in cui in futuro gli asset vengano scongelati”. Anche la guerra economica sempre più ampia tra Occidente e Russia potrebbe non essere, in fin dei conti, definitiva. Ma prima di capire se la “dottrina Prezzolini” si applica o meno, molta acqua passerà sotto i canali della sempre più aspra rivalità geoeconomica tra due campi sempre più distanti.