Perché leggere questo articolo? L’attacco dell’Iran a Israele si è risolto con la neutralizzazione dei missili da parte dei partner israeliani. Ma questa offensiva ampiamente anticipata porta con sé una serie di problemi per Israele e per Netanyahu.
Nella notte tra il 13 e il 14 di aprile, un’ondata di droni e missili iraniani verso Israele hanno portato con sé una nuova fase di tensione e incertezza in Medio Oriente. Quella dell’Iran è stata infatti un’offensiva senza precedenti causata dall’aumento delle tensioni a seguito dell’attacco al consolato iraniano a Damasco del primo di aprile.
Le tensioni tra Iran e Israele già c’erano in passato ma sono aumentate vertiginosamente a seguito della dichiarazione di guerra di Israele ad Hamas. L’attacco, per quanto sia stato velocemente neutralizzato da Israele e i suoi partner, ha sortito i suoi effetti. Ha portato Israele a un enorme dispendio di denaro e a un ridimensionamento dell’ego del suo Primo Ministro.
L’attacco dell’Iran contro Israele
Più di 300 missili, tra cui circa 170 droni, sono stati lanciati contro Israele durante un attacco aereo notturno. Attacco telegrafato molte ore prima. Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Esteri iraniano, ha infatti dichiarato di aver dato ai paesi vicini un preavviso di ben 72 ore della grande offensiva che sarebbe arrivata.
Agli occhi degli iraniani questa operazione è infatti un grande successo. Il capo di stato maggiore dell’Iran, il generale Mohammad Bagheri, subito dopo l’attacco notturno ha affermato che l’operazione poteva essere considerata un successo e che non erano necessari ulteriori attacchi. Insomma, una mossa fine a sé stessa, data con largo preavviso e che non ha portato a morti di civili.
L’ottimismo iraniano: l’operazione preventivata e simbolica
Il governo iraniano si è quindi mostrato estremamente ottimista riguardo all’operazione militare senza precedenti contro Israele. Un’operazione di successo iniziata e finita con quell’attacco notturno con l’unico scopo di colpire la maggior parte degli obiettivi militari che intendeva come rappresaglia per l’assalto israeliano all’ambasciata di Damasco. Un’operazione preventivata e simbolica ma che è riuscita pienamente nel suo intento, secondo i membri del governo iraniano.
La difesa di Netanyahu e i problemi di Israele
D’altro canto invece il contrattacco di Israele nell’individuare i missili nemici può considerarsi egualmente un successo? L’operazione iraniana è stata neutralizzata con grande efficacia anche grazie al supporto di Stati Uniti, Regno Unito e Giordania. Le Forze di Difesa israeliane hanno infatti dichiarato che il 99% delle minacce sono state intercettate in una missione di difesa di successo. Solo pochissimi missili non sono stati neutralizzati in un’offensiva abbondantemente anticipata.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Questa operazione, per quanto ben gestita da Netanyahu porta con se diversi problemi per Israele.
Non solo i danni economici. Netanyahu non è più inattaccabile
Il primo dei problemi riguarda la quantità di denaro speso da Israele per riuscire a neutralizzare i missili iraniani. Le stime parlano infatti di circa 1,1 miliardi di dollari. Lo stesso generale Ram Aminach, ex consigliere finanziario del capo di stato maggiore israeliano, ha affermato che il costo della difesa è stato stimato tra 4-5 miliardi di Shekel, circa 1,35 miliardi di dollari.
Ma non solo i danni economici. Un altro elemento da non trascurare riguarda il fatto che l’offensiva diretta contro Israele è ufficialmente entrata tra le opzioni possibili. Sfidare Israele e in particolare la figura di Netanyahu, anni fa inattaccabile, oggi è possibile. Questo atteso attacco iraniano ne è la prova ufficiale.
Il supporto (non più incondizionato) degli Stati Uniti
La figura di Netanyahu non è solo intaccata dai suoi “nemici”, ma anche dai suoi stessi partner. Biden ha infatti annunciato che gli Stati Uniti non parteciperanno ad alcuna azione offensiva contro l’Iran. Parole dure che vanno contro le dichiarazioni di Netanyahu che, subito dopo l’offensiva iraniana, aveva annunciato che Israele si sarebbe difesa con determinazione da qualsiasi minaccia.
Inoltre in una conversazione con la sua controparte, Biden ha parlato di “successo di Israele” nell’intercettare l’assalto iraniano, descrivendolo come una grande vittoria. Qualsiasi ulteriore risposta di Netanyahu quindi non sarebbe stata necessaria e accettata.
L’offensiva dell’Iran e le insicurezze israeliane
Quello che è evidente a seguito di questa escalation è che Netanyahu sembra essere sempre più in difficoltà. Dopo una serie di insuccessi politici negli ultimi mesi, i suoi stessi partner cercano di “tarpargli le ali”. E non solo. Le stesse persone vicine al Primo Ministro stanno evitando in ogni modo un’escalation, isolandolo sempre di più.
A seguito di questo attacco iraniano è chiaro che Israele e Netanyahu non sono più inattaccabili. Questa serie di missili e droni iraniani sono soltanto l’ennesima prova che Israele si trova in periodo di grande insicurezza. Incertezza che si mostra non solo sul piano interno, ma anche e soprattutto sul piano esterno.