“Benjamin Netanyahu è in un vicolo cieco”. Aldo Giannuli è tranchant nel giudizio sulla “irresponsabile incapacità di visione politica” del primo ministro israeliano “nel gestire il caos regionale in cui Israele si è impantanata”. Il politologo e studioso di intelligence e geopolitica, a lungo docente all’Università degli Studi di Milano, parlando con True-News ricorda che “Israele con Netanyahu ha gettato al vento la possibilità di rispondere organicamente e con successo ai massacri del 7 ottobre a Gaza”.
Il caos in cui Netanyahu si è cacciato
“Fermo restando l’esecrabile natura degli attentati di Hamas”, ricorda Giannuli, “Netanyahu ha reagito nel peggior dei modi: elevando la vendetta e la punizione collettiva a strategia, facendo il gioco dei leader di Hamas che se ne stavano al sicuro in Qatar. Inoltre”, aggiunge Giannuli, “è bene ricordare come la gestione del contesto regionale sia stata anche peggiore. Alzare la sfida colpendo l’Iran“ ha creato un problema geopolitico regionale “che rischia di creare destabilizzazione”.
“Anche dalla risposta iraniana a Israele”, nota Giannuli, “Netanyahu ha subito uno schiaffo durissimo, perché Teheran si è spinta, dopo l’attacco alla legazione di Damasco, laddove non era mai arrivata prima”. E questo è un altro segno di debolezza per Netanyahu.
I dilemmi di Israele
“Inoltre, sottolineo due elementi”, nota Giannuli. “Da un lato l’Iran ha, nei suoi comunicati ufficiali, buttato una dichiarazione apparentemente superficiale in cui si è detto pronto a usare un’arma mai utilizzata prima in caso di ulteriore escalation di Tel Aviv, e non sappiamo se questo ha frenato la contro-reazione di Netanyahu. Dall’altro, le dimissioni del capo dell’intelligence militare israeliana in questa fase segnano rapporti complessi tra i vertici politici, militari e decisionali del governo Netanyahu”.
Tutto questo “mentre anche a Gaza Israele non sta ottenendo risultati: Netanyahu ha ordinato una campagna che ha prodotta quantità inaccettabili di distruzioni, ucciso decine di migliaia di civili e contribuito a isolare il suo governo a livello internazionale”. Con che bilancio? “Hamas non è eliminata come forza combattente, degli ostaggi sembra quasi non si parli più e la rete di tunnel sotto Gaza resiste”, nota Giannuli. Osservando che “un dato è certo: tra Iran e Gaza si è creata una serie di problematiche strategiche per Israele e Netanyahu non sa come uscirne. E il fatto che il primo ministro sappia come dalla guerra dipenda la continuità del suo potere non aiuta”.