Home Politics Geopolitics Oltre la guerra, la forza del mare: l’oblio del molo Usa a Gaza

Oltre la guerra, la forza del mare: l’oblio del molo Usa a Gaza

Oltre la guerra, la forza del mare: l'oblio del molo Usa a Gaza

Il molo artificiale costruito dagli Usa per consegnare gli aiuti umanitari a Gaza è stato rimosso dagli americani. Come se non bastasse la furia del conflitto israelo-palestinese e del braccio di ferro tra il governo Netanyahu e la comunità internazionale nelle giornate in cui decine di milioni di persone rilanciano gli appelli sulla crisi di Rafah, per la Palestina c’è anche il nodo aiuti. Il molo costruito dalla United States Navy a Gaza per bypassare i confini di fuoco e portare aiuti umanitari alla popolazione non è stato, finora, un successo sfolgorante.

Il molo della discordia

Costato 320 milioni di dollari, il porto artificiale ha rischiato di soccombere per la forza del mare e per le difficoltà dei fondali e degli attracchi sulla spiaggia della Striscia di Gaza. Ben quattro navi a maggio sono rimaste incagliate e diversi marinai feriti nelle missioni di sostegno alla popolazione civile di Gaza.

Trident, questo il nome del molo, sarà riparato nella cittadina israeliana di Ashod in accordo con il governo di Tel Aviv e le Nazioni Unite. La sua operatività, iniziata il 19 maggio, è stata sinora di una decina di giorni e l’amministrazione di Joe Biden rivendica di aver portato via mare ben mille tonnellate di aiuti umanitari, cibo e medicinali verso Gaza, bypassando i magazzini di terra e la difficile rotta via camion.

I venti danneggiano lo scalo

Decisive, come comunica lo Us Naval Institute, alcune giornate di vento pesante: “Martedì, una parte del molo Trident, dove le imbarcazioni dell’esercito scaricano i camion degli aiuti, si è separata dalla struttura più grande ed è galleggiata al largo della costa di Gaza”, ha comunicato lo Us Naval Institute. “Di conseguenza, il molo umanitario sarà disancorato dalla spiaggia per essere riparato entro i prossimi due giorni, ha detto martedì ai giornalisti la portavoce del Pentagono Sabrina Singh”.

Il molo emblema dell’incertezza Usa

Per i critici della politica mediorientale di Biden, la frettolosa costruzione del porto e la sua crisi testimoniano le difficoltà americane a trovare una via coerente su Gaza. Muovendosi al tempo stesso per finanziare aiuti umanitari a Gaza e armi americane per Israele, la Casa Bianca si trova di fronte alla difficoltà di capire come prendere una via decisa.

Il porto galleggiante avrebbe dovuto rappresentare la mossa per salvare capra e cavoli, ma rischia di essere un flop. Tanto che gli Usa hanno dovuto chiedere aiuto a Cipro per stoccare gli aiuti e portarli sulla superficie di Gaza nella decina di giorni in cui il molo sarà riparato. Dopo i quali la caotica politica estera americana verso Gaza continuerà. Galleggiando, in bilico, tra sostegno a Israele e necessarie linee rosse umanitarie. In questo, il molo è proprio un simbolo dell’America odierna.