Perché leggere questo articolo: Con Scott Savitz, analista della Rand Corporation, proviamo a capire come la guerra a Gaza sia già una lezione per molte potenze. Ora chiamate a guardare anche il dominio sotterraneo come sfera di confronto.
La piccola grande guerra tra Israele e i gruppi armati della Striscia di Gaza è destinata a lasciare un segno profondo sul volto del Medioriente, polveriera dell’Eurasia, e a condizionare le mosse e le agende delle grandi potenze del sistema internazionale, in primis Stati Uniti, Cina e Russia, nella strategica islamosfera.
Le sfide del conflitto
Uno dei primi effetti di quella che Hamas ha ribattezzato l’Alluvione al-Aqṣā è stato il (temporaneo) congelamento del processo di allargamento dell’Alleanza di Abramo. Ma le conseguenze non saranno circoscritte al microcosmo arabo: Pechino proverà a strumentalizzare il rinnovato clima di instabilità nell’Israele-Palestina per sabotare il Corridoio economico India-Medioriente-Europa, Ankara utilizzerà l’identico pretesto per promuovere il Corridoio dello sviluppo Iraq-Turchia, Mosca eserciterà un pressing senza precedenti sulla umma per cooptarla alla causa della Transizione multipolare.
L’ultimo capitolo delle guerre israelo-palestinese, politica internazionale a parte, influenzerà anche le arti belliche. Riportando la dimensione sotterranea al centro degli studi (e dei piani) militari. Argomento del quale True-News ha parlato con Scott Savitz, analista militare di punta della RAND Corporation, uno dei think tank più influenti degli Stati Uniti.
L’importanza dei tunnel in tempo di guerra
Hamas e parenti hanno costruito una vera e propria città al di sotto di Gaza, che a sua volta non è che la punta di un iceberg, dalle dimensioni indefinite, che riguarda l’intera Striscia. Tunnel utilizzati per contrabbandare armi, come rifugi per ricercati, come laboratori e arsenali. Un sistema labirintico, invisibile agli occhi, colloquialmente noto come Metropolitana di Gaza.
Scott Savitz, che sul tema della guerra dei tunnel è stato recentemente intervistato dal Washington Post, non ha dubbi sulle ragioni che hanno spinto l’insorgenza palestinese all’immersione: “i tunnel offrono degli enormi vantaggi, dal mascheramento agli attacchi a sorpresa, limitando al contempo le capacità dell’avversario”.
Le infrastrutture sotterranee “sono difficili da individuare e da contrastare”, aggiunge Savitz, ricordando un episodio avvenuto durante la Prima guerra mondiale, quando “le truppe britanniche distrussero una postazione tedesca” colta di sorpresa da un tunnel scavato al di sotto di essa e riempito di esplosivo.
La grande forza dei tunnel, secondo Savitz, è che permettono a coloro che li costruiscono di “emergere rapidamente [dal sottosuolo], di sferrare un attacco e poi di scomparire come dei fantasmi”. Spaesando avversari che, spesso incapaci di fronteggiare una guerra sotterranea, sono costretti “a usare solo una frazione della loro forza” a causa della possibilità di diventare vittime di “imboscate, trappole e altri pericoli”.
Savitz: “Sottosuolo nuovo dominio di guerra”
I domini della conflittualità sono attualmente cinque, ovvero terra, aria, mare, spazio e rete, ma va aumentando il numero di esperti militari a favore di un loro allargamento. Savitz, a questo proposito, pensa che il sottosuolo vada riconosciuto come “un nuovo dominio di guerra”. Per la precisione, è “un dominio distinto e separato, come lo sono spazio extraterrestre e spettro elettromagnetico”.
Ignorare le potenzialità di un tunnel militare e militarizzato può essere fatale. Savitz, a questo proposito, rammenta come “i Viet Cong fecero un brillante lavoro, usando i tunnel a loro vantaggio per lanciare attacchi e poi sparire prima che le truppe statunitensi potessero reagire”. Ma gli attacchi a sorpresa erano solo una parte della strategia dei labirinti di Ho Chi Minh: i guerriglieri rendevano impervia persino l’entrata dell’esercito americano nei tunnel, “creando dei falsi ingressi cosparsi di trappole esplosive, animali velenosi e altre opportunità per consumare imboscate”.
Il futuro delle guerre nel dopo-Gaza
Secondo Savitz, in riferimento all’utilizzo dei cunicoli nelle guerre arabo-israeliane, “la guerra dei tunnel persisterà fino a quando almeno una delle parti la troverà vantaggiosa”. Ma, aggiunge l’analista, “il contesto preciso dell’utilizzo è [al momento] imprevedibile”.
Certo è, secondo l’esperto della RAND Corporation, che nel dopoguerra “i vantaggi della tunnellizzazione saranno evidenti anche a quelle forze che non avevano ancora pensieri in merito, così come saranno evidenti le difficoltà che la tunnellizzazione riesca a creare agli eserciti, per quanto capaci, impegnati in guerre urbane”.