Perché leggere questo articolo: La percezione di molti esperti è che la guerra in Ucraina vada verso una sostanziale fase di stallo. Abbiamo raccolto alcune autorevoli opinioni sul tema
La guerra in Ucraina va verso un graduale stallo invernale? Dopo l’esaurimento della controffensiva ucraina senza sostanziali cambiamenti sul terreno, il conflitto messo nell’attenzione mediatica in secondo piano in queste settimane dal caos mediorientale sembra andare verso una sostanziale impasse.
Negri: “Come nella Grande Guerra”
Non sfonda l’offensiva ucraina. “Si pensava che gli ucraini dovessero avanzare di 30 chilometri al giorno, non è stato così”, dice a True-News il corrispondente di guerra Alberto Negri. Ma nemmeno i russi hanno nelle loro puntate di metà autunno avuto fortuna. Ora si avvicina la pausa invernale forzata da freddo, ghiaccio e fango. E dopo decine di migliaia di morti, si preannuncia una fase di stallo con poca manovra e un graduale logoramento. “Come nella Grande Guerra”, chiosa Negri ai margini dell’intervista rilasciata alla nostra testata.
Scaglione: “Rovesciamento delle parti, l’Ucraina si sta trincerando”
L’Ucraina era partita baldanzosa tra primavera e estate. Ma, dice a True-News Fulvio Scaglione, storico corrispondente da Mosca e vicedirettore di Famiglia Cristiana, oggi collaboratore di Avvenire, va fatto “notare un rovesciamento delle parti avvenuto nelle ultime settimane. L’Ucraina, che in primavera era partita alla ricerca di un Blitzkrieg, un’offensiva di movimento per arrivare al Mare di Azov, si sta sempre più trincerando” e dunque si muove adattandosi “a combattere una guerra di posizione”.
Al contrario, nota Scaglione, “la Russia, che si era sistemata dietro una linea difensiva fortificata, sta cercando di avanzare il più possibile. Il caso di Avdeevka, dove gli ucraini sono attestati nella città fortificata e i russi cercano di aggirarli sui fianchi, è emblematico”. Ma c’è altro. “A Kherson”, per esempio, “è stato silurato il generale Oleg Makarevich, perché ha permesso che gli ucraini costituissero una piccola e ininfluente testa di ponte sulla riva sinistra. A testimonianza del fatto che i russi si sentono piuttosto sicuri, in grado di tenere a Sud e attaccare più a Nord”.
Per Scaglione “pare che i russi vogliano approfittare delle difficoltà ucraine per riprendersi quanto più terreno possibile, contando poi sulla superiorità degli armamenti pesanti per fiaccare le linee ucraine durante l’inverno, quando ulteriori avanzate, dall’una come dall’altra parte, saranno molto difficili. Contando nel frattempo di logorare con i droni e i missili le infrastrutture ucraine, soprattutto quelle energetiche”.
Maddaluno: “La guerra è strategicamente finita”
Sul piano militare e strategico l’impasse sembra in generale prevalente. Ne è convinto Amedeo Maddaluno, analista geopolitico e militare del think tank Osservatorio Globalizzazione: “Sul piano strategico, parliamo di una guerra ormai a un punto morto. Anzi direi: strategicamente finita“. Del resto “il fronte è cristallizzato e nè Russia nè Ucraina possono ottenere un successo militare definitivo. I rischi sono legati alla guerra di logoramento senza prospettive di pace”.
Nel 2023, dopo che a fine 2022 Kiev era riuscita a ottenere nella guerra alcuni guadagni territoriali contro i russi in autunno, in sostanza la guerra è passata dal sostanziale predominio delle unità capaci di manovrare con tank e fanteria meccanizzata a un conflitto di sostanziale logoramento. Il simbolo di questo fatto è stato il tritacarne di Bakhmut, ove la Russia ha col gruppo Wagner perseguito consapevolmente la scelta del logoramento a tutto campo. Bakhmut ha rappresentato l’abdicazione definitiva a qualsiasi idea di blitz da parte delle armate di Vladimir Putin, e ha al contempo ridotto le forze a disposizione di Kiev per contrattaccare. Una situazione tutt’altro che rosea per i contendenti.
Pagani: “Non possiamo lasciare chi si difende senza munizioni”
Si può dunque parlare di un conflitto in totale equilibrio stante le attuali condizioni sul terreno. “Al momento pare di sì”, sottolinea Alberto Pagani. A True-News Pagani, già parlamentare e capogruppo del Pd nella Commissione Difesa alla Camera nella XVIII Legislatura, aggiunge: “Molti conflitti contemporanei si sono esauriti quando hanno raggiunto una condizione di stallo, che si è poi trasformato in un cessate il fuoco, senza che ci fossero già le condizioni per negoziare un trattato di pace”.
Pagani, che ha oggi la titolarità di un corso sul terrorismo internazionale all’Università di Bologna, aggiunge però che la stasi nella guerra non deve giustificare lo stop al sostegno all’Ucraina: “l’Occidente è impegnato a fornire le armi che servono al popolo ucraino per difendersi dall’aggressione russa”. Per Pagani solo “quando la minaccia russa si sarà depotenziate e stemperata l’Ucraina non avrà più bisogno dei nostri aiuti militari. Al momento stanno ancora combattendo e non possiamo lasciare chi si difende senza munizioni, sarebbe come aiutare l’aggressore”. Questo perché alla fine a essere inchiodata è certamente più la Russia, Paese aggressore, dell’Ucraina che lotta per riconquistare il suo territorio. E c’è da pensare che senza il sostegno del blocco Nato difficilmente parleremmo anche solo di una situazione di questo tipo oggigiorno.