Tra New York, Washington e Mosca si muovono le fila del futuro della guerra in Ucraina nei giorni dell’Assemblea Generale dell’Onu. Volodymyr Zelensky arriva alla Casa Bianca e porta con sé il “Piano per la Vittoria” dell’Ucraina; da Mosca Vladimir Putin risponde presentando la nuova dottrina nucleare russa, un avviso agli Stati Uniti e a quei Paesi, come la Francia, che hanno ripreso la competizione sull’atomica con Mosca: ogni attacco al territorio russo coordinato da Stati che posseggono armi nucleari, come le potenze occidentali di riferimento, sarà ritenuto degno di risposta atomica.
Nel frattempo, all’Assemblea Generale dell’Onu le due vie maestre per la fine del conflitto sono indicate da leader di peso come Joe Biden e il presidente brasiliano Lula. Per Joe Biden, bisogna sostenere Kiev fino alla difesa dell’integrità territoriale e controbilanciare gli sforzi della Russia che ha invaso l’Ucraina per normalizzare il cambio dei confini coi cannoni. Il capo di Stato brasiliano, invece, mette l’enfasi sulla necessità di una pace negoziata, riprendendo la proposta del suo Paese e della Cina.
Diplomazia al lavoro sull’Ucraina
La guerra in Ucraina si avvicina al suo terzo anniversario dallo scoppio, il prossimo 24 febbraio, senza che si trovi prospettiva per una fine in tempi brevi del conflitto. Mentre la Russia avanza sul terreno a Kursk e nel Donbass, il dilemma della comunità internazionale è capire come evitare che gli effetti del conflitto si propaghino e come bilanciare diverse necessità: chi sostiene Kiev vuole al tempo stesso fermare la Russia ed evitare che la guerra sia usata come arma di propaganda anti-occidentale. L’idea di veder la guerra in Ucraina letta come uno scontro “West versus the Rest” in molte cancellerie perturba la diplomazia americana e non solo. E ogni richiesta d’aiuto di Zelensky viene pesata unendo la spinta a non voler abbandonare Kiev all’aggressore con quella dell’effettivo costo-opportunità.
In quest’ottica proposte come quelle di Lula appaiono, sulla carta, interessanti perché capaci di sottrarre all’antioccidentalismo ogni intervento del Sud Globale la mediazione sull’Ucraina. Ma mentre Mosca alza la posta sul campo la prospettiva che si apre è quella di due contendenti che in assenza di un punto di caduta generale sul terreno continuino col loro scontro senza soluzione diplomatica. Tenere aperte le porte, però, serve. E nelle grandi manovre attorno l’Ucraina bisogna capire quando la diplomazia potrà, finalmente, passare.