Ve lo ricordate il “9 to 5”, il “vecchio” lavoro fatto di orari fissi e sacrosanti? Quei due numeri, 9 e 5 rappresentavano i confini tra la vita professionale e tutto il resto: dalle nove di mattino alle cinque del pomeriggio, otto ore di lavoro, un confine chiaro oltre il quale c’era la vita personale di ciascuno.
Un modello lavorativo che risulta alieno a sempre più persone, e non solo a causa della pandemia: è vero, il Covid ha stravolto ogni regola e consuetudine, ma fenomeni come il precariato e la gig economy esistevano da tempo. Il virus ha solo velocizzato tutto. Quello che è in corso, infatti, è un radicale ripensamento dei luoghi e dei tempi del lavoro, un cambiamento che interessa ciascuno di noi – e che preoccupa e interessa molte grandi aziende.
La scelta di Salesforce
Salesforce, per esempio, è una società statunitense di servizi via cloud, che ha annunciato questa settimana di voler abbandonare il sistema 9 to 5, spiegando che “non ha più senso aspettarsi che i lavoratori abbiano turni da otto ore”. Ciascuno di loro potrà quindi costruirsi il proprio orario, per poi comunicarlo all’azienda. Quanto al ritorno in ufficio, sono previsti tre modalità di rientro e di lavoro in presenza, più o meno soft, dalle quali si potrà scegliere.
Nel comunicato con cui l’azienda ha annunciato questa riforma interna si legge: “Che tu abbia un team globale da gestire su diversi fusi orari, un ruolo di progetto che diventa più o meno impegnativo a seconda della stagione, o semplicemente che tu debba bilanciare impegni professionali e personali nel corso della giornata, i dipendenti hanno bisogno di flessibilità per avere successo”. Una decisione con cui Salesforce entra a fare parte del gruppo di corporation che hanno abbracciato lo smart working in via definitiva, tra cui anche Facebook e Microsoft.
“5 to 9”
La fine dell’orario fisso e della vita d’ufficio è stata in qualche modo “celebrata” anche durante uno sport nell’intervallo dell’ultimo Super Bowl, tenutosi lo scorso fine settimana a Tampa, in Florida. Tra i tanti spot trasmessi nel conteso blocco pubblicitario della trasmissione c’è stato quello di Squarespace, azienda per la creazione di siti personali, che ha chiesto a Dolly Parton di cantare la propria hit del 1980, “9 to 5”, cambiandola però in “5 to 9”. L’obiettivo? Celebrare tutti quelli che hanno un “side hustle”, ovvero un progetto personale parallelo che, chissà, un giorno potrebbe diventare la loro principale fonte di reddito, ma che per ora devono portare avanti nel dopolavoro.
Se non vi fidate di Salesforce, quindi, ci pensa il Super Bowl a ripeterlo: l’orario fisso ha le ore contate, e il mondo del lavoro non sarà più lo stesso.