È tra le parole più “calde” del momento, qualità che pare sarà “essenziale” per i lavoratori e i capi del futuro. L’empatia indica la direzione verso cui il mondo del lavoro si sta muovendo, con una maggiore attenzione verso lo stato d’animo di colleghi e dei sottoposti, e una maggiore apertura mentale. Secondo Catalyst, non profit che si occupa del lavoro femminile, l’empatia è “un superpotere” che va ben oltre il semplice dispiacere per i problemi altrui. No, è anzi “collegato a un’efficace collaborazione all’interno di un team, alla riduzione dello stress e un miglioramento del morale”.
Per questo può fare la differenza ed è annoverata insieme ad altre skill considerate cruciali per i prossimi anni, come il personal branding, la curiosità e il networking. Certo, rimane un problema: come si misura qualcosa del genere? Come lo dimostra? Non esistono attestati di empatia né sezioni di Linkedin in cui dichiararsi più o meno “curiosi”. L’unico modo per sfruttare queste competenze è mostrarle nella vita d’ogni giorno, sperando che qualcuno le noti. L’empatia, da sola, non ci salverà, purtroppo.