Dopo l’hygge ecco un altro trend culturale che forse faremmo bene a importare dalla Scandinavia, precisamente dalla Danimarca. Un Paese gelido ed efficiente in cui c’è una cultura del lavoro ferrea, che si accompagna però a una cultura del tempo libero altrettanto importante. Ufficialmente, infatti, i danesi hanno un orario settimanale di 37 ore alla settimana ma secondo una nuova indagine dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) il cittadino medio ne fa appena 33. Su 5 giorni lavorativi, sono poco più di sei ore e mezzo al giorno. Non è un caso che la Danimarca, sempre secondo l’ente, abbia il migliore work-life balance del mondo. Di che si tratta? Dell’equilibrio tra tempo libero e vita professionale, che a queste latitudini gode di ottima salute: “i danesi dedicano il 68% della loro giornata, ovvero 16,3 ore al giorno, alla cura della persona e il tempo libero”. Anzi, chi lavora troppo, o stacca ben oltre le 16 – orario in cui molti nordici timbrano il cartellino – è visto di cattivo occhio. Come se avesse lavorato male, e fosse quindi costretto a rimediare. E l’Italia? Secondo la classifica dell’OCSE non è messa per niente male, ma in confronto alla Danimarca ed altre nazioni, soffre ancora gli stipendi bassi e una scarsa specializzazione. E soprattutto una cultura distante da quella nordica, in cui lavorare tanto – troppo – è quasi una virtù.