E a proposito di Microsoft Teams, nel corso dell’ultimo anno il panorama dei servizi per il lavoro a distanza è esploso, diventando esigenza quasi universale. I primi mesi della pandemia sono stati, come ricordiamo, dominati da Zoom, che ha presto dovuto affrontare la concorrenza di giganti poco abituati a essere superati da realtà minori. Così Zoom, realtà che esiste dal 2011 ma è entrata nell’uso comune solo recentemente, ha dovuto affrontare una prova del fuoco, difendendosi dalle mosse di Google Meet (che ormai viene “spinto” ogni volta che si crea un evento su Google Calendar con bottoni sempre più grandi) e della citata Microsoft.
Non sono mancati gli scandali, come quello che ha riguardato proprio Zoom qualche mese, accusata di non utilizzare la crittografia end-to-end (quella che protegge il contenuto di una conversazione da entrambi i suoi capi) nelle sue videochat, anche se aveva dichiarato pubblicamente di averla implementata. Più recentemente, lo scorso novembre, Microsoft ha avuto problemi con un altro suo prodotto, Office 365, una suite di programmi per scrivere, fare fogli di calcolo ecc., accusata di contenere una funzione con cui un datore di lavoro potrebbe spiare i propri dipendenti. Tutto questo, nel nome della “produttività”, ovviamente. Da prodotti di nicchia o quasi, questi software sono diventati l’ABC del nostro lavoro: ergo, cresciuto l’interesse attorno a loro. E non mancheranno nuove polemiche e nuovi scandali.